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Channel: Le Inchieste – Bari – Il Quotidiano Italiano
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Clamoroso alla Asl Bari, le assurde voci sul ritorno del dimissionario Dibello

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Dovessero avere un fondo di verità le voci sul possibile ritorno al comando del dimissionario Antonio Dibello, coordinatore del 118 barese e direttore del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, saremmo di fronte a una delle pagine più assurde della malconcia sanità barese, persino pugliese. Per la serie: il primario dove lo metto? Fonti accreditatissime, infatti, parlavano già all’epoca di dimissioni pilotate, in realtà dovute a un trasferimento ad altro incarico. Dibello sarebbe dovuto andare a svernare l’ultimo pezzo della sua brillante vita professionale dirigendo il nuovo pronto soccorso della clinica Mater Dei. A febbraio ci avevano fatto scrivere in pompa magna che sarebbe stato aperto da lì a ciqnue mesi.

I tempi si allungano e non si sa più dove altro piazzare il valente professionista che, come si può leggere nella lettera con cui il capo del personale della Asl di Bari Francesco Lippolis prende atto delle dimissioni, dal 3 novembre è fuori dal 118 e dal pronto soccorso della Murgia (pubblichiamo la lettera nella galleria fotografica ndr.). Adesso, però, il condizionale è d’obbligo. I più visionari, ma in questo caso parliamo davvero di toto sanità, vorrebbero l’uomo incapace di incidere minimamente nel sistema dell’emergenza urgenza, tanto da essere costretto a presentare le dimissioni il 3 agosto scorso (giorno in cui iniziavano la loro protesta i due medici in catene Francesco Papappicco e Francesca Mangiatorrdi) proprio al comando del Dipartimento dell’Emergenza-Urgenza della Asl di Bari. Un Dipartimento che difficilmente abbiamo riscontrato in documenti e comunicazioni ufficiali, con cui ci siamo imbattuti in questi anni di inchieste giornalistiche sulla cattiva gestione del 118. Ricordiamo di averlo citato al massimo un paio di volte, una certamente a settembre del 2014, in occasione della nomina di Paolo Sardelli. Dibello andrebbe a sostituire proprio lui.

Fantascienza non fosse che alla Asl di Bari ci hanno abituato troppo male per rendere inverosimile persino una scelta del genere. Staremo a vedere cosa succede, come al solito non restando alla finestra, ma raccontandovi ciò che nessun altro vi racconterebbe, a cominciare da alcuni retroscena da far accapponare la pelle sulla vicenda dei procedimenti disciplinari a carico dei due medici-sindacalista costretti a incatenarsi. Qualcuno, in forma anonima, ci ha fatto pervenire un dvd con una registrazione audio davvero molto interessante, che non mancheremo di farvi ascoltare nelle sue parti più salienti.

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Bufera Majorana, Unione degli Studenti: “La Magistratura intervenga sulla Preside”

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Sulla vicenda dell’istituto Majorana di Bari e i presunti illeciti nella gestione della preside Petruzzelli si esprime anche l’Unione degli Studenti, l’organizzazione nazionale di stampo sindacale per gli studenti italiani. Facendo eco al nostro articolo in cui denunciavamo quanto verificato dagli ispettori scolastici, l’UdS vede e rilancia con nuovi spunti interessanti.

“Anni di denunce da parte degli studenti: avevamo ragione, la dirigenza ha speculato su di noi! si legge sulla pagina web dell’associazione –Come Unione degli studenti intendiamo esprimerci sull’inchiesta che riguarda la preside Petruzzelli del Majorana. Già in passato abbiamo denunciato dei problemi riguardo il contributo volontario”. Con “contributo volontario”, l’UdS fa riferimento a un tributo che sarebbe stato imposto agli studenti. Secondo l’associazione, ai ragazzi sarebbe stato detto che, senza il pagamento di questa quota, non si sarebbero potuti iscrivere all’anno successivo.

Come Unione degli studenti riteniamo siano necessari degli interventi giudiziari sulla dirigente scolastica – dichiara l’UdS –  La scuola non può essere un’impresa per soddisfare gli interessi di qualcuno ma un luogo di crescita sano per gli studenti che devono poterla vivere serenamente essendo coscienti di ciò che accade poiché coinvolti nelle decisioni”.

La vicenda sta interessando anche organizzazioni a livello nazionale e, attendendo spiegazioni dalla preside, che ancora una volta invitiamo a chiarire, raccogliamo l’appello dell’UdS, invitando la magistratura a fare chiarezza sulla questione.

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Scandalo telecardiologia, vergogna: tutto nasce da un plagio e una ritorsione

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Adesso fate il vostro dovere: revocate immediatamente la delibera fasulla e istituite una commissione d’inchiesta, magari non interna al Policlinico prima che sia troppo tardi. Rivolgiamo l’appello al presidente della Regione Puglia, con delega alla Sanità, Michele Emiliano e al nuovo direttore generale della Salute Giovanni Gorgoni, la cui moglie ha dato parere positivo all’istruttoria sul progetto Helis e adesso potrebbe ritrovarsi anche lei a gestire un conflitto di interesse.

La storiaccia della nuova telecardiologia è articolata, piena di date, nomi, ma soprattutto documenti, come quelli che pubblichiamo in quest’altro delicato passaggio della nostra indagine. Il 28 settembre scorso Emiliano ha revocato gli ultimi atti di Vendola, dimenticando purtroppo di annullare anche la falsa delibera relativa all’affidamento della telecardiologia al Policlinico, che nei primi 15 giorni di attività sta intasando gli ospedali anche per la segnalazione dei falsi infarti. Sequestrare le cartelle cliniche e le registrazioni telefoniche tra medici del 118 e centrale operativa renderebbe tutto più semplice. L’ordine è quello perentorio di non parlare con i giornalisti, come nel caso dell’editto generale con precisazione postuma del direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro. Purtroppo neppure i direttori del 118 o i primari dei reparti di cardiologia degli ospedali pubblici e privati parlano di quello che sta succedendo.

Fatta la doverosa premessa, possiamo provarvi in maniera inconfutabile che la delibera numero 585/2014 è falsa, così come abbiamo per ora solo in parte dimostrato che anche il DSS HELIS non è stato mai sperimentato nell’emergenza urgenza. Non solo. Il progetto è stato finanziato con i soldi di tutti, ma non assicura assistenza adeguata. La storia è molto lunga, ma cercheremo di essere il più possibile sintetici. Sarà meglio di un thriller, tenendo conto di coronografie fatte senza essercene bisogno e inutili ricoveri.

La storia inizia nel lontano Novembre 2012, quando Daniele Amoruso, presidente del Comitato scientifico della Cardio on line, viene allontanato per le eccessive rischieste economiche fatte per i servigi resi all’azienda. Il direttore del generale del Policlinico Dattoli lo aveva autorizzato a fare il presidente del Comitato Scientifico senza alcun compenso. Come abbiamo già dimostrato, pubblicando le fatture emesse da Amoruso tramite l’azienda Doctor Srl a Cardio Online, il dettame non è stato rispettato. Complessivamente compensi per oltre un milione di di euro.

Una volta allontanato, quindi, Amoruso giura vendetta a Claudio Lopriore, dicendo senza mezzi termini al direttore della Cardio on line di tornare sui suoi passi per evitare che la telecardiologia passi di mano. In effetti, dopo circa tre anni, il progetto di Amoruso riesce, ma a che prezzo per i cittadini pugliesi?

 LA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI (DOCUMENTO PER DOCUMENTO):

Allegato 1 – Il 10 Aprile 2013 Dattoli, in sodalizio con Amoruso e con la benedizione di Tommaso Fiore, nonostante tutto ancora ai vertici della sanità pugliese oltre che del Policlinico, propone all’assessore Gentile di affidare al Policlinico il servizio di telecardiologia nell’emergenza, consegnando un progetto che è l’esatta copia di quello consegnato per la gara alla Regione nel 2008 dalla Cardio on Line Europe. Dattoli, che grazie al dottor Daniele Amoruso era in possesso del modello operativo della Cardio on line, spaccia il progetto per originale e lo propone alla Regione, esaltando il modello e le apparecchiature (in seguito denigrate perché la questione verrà scoperta).

Allegato 2 – Analizzando il progetto copiato presentato alla Regione si nota subito che “Telmedicina Policlinico” porta la data del 2013. A piè di pagina, poi, c’è in bella vista l’indirizzo del Policlinico e la mail di daniele.amoruso@policlinico.ba.it. In pratica il progetto porta la “firma” di Amoruso. Fatto sta, se leggete i periodi da noi selezionati ed evidenziati, che il progetto esalta procedure esecutive e apparecchiature (Cardiovox P12) considerate “affidabilissime e di facile utilizzo”.

Allegato 3 – Ovviamente i giornali pubblicano in pompa magna articoli sul nuovo progetto di telecardiologia in emergenza urgenza proposto dal Policlinico, esaltando i minori costi di gestione (ma quando mai) e un  miglior servizio da attivarsi in soli tre mesi. Buona parte della stampa, però, non fa altro che pubblicare il comunicato stampa del Policlinico.

Allegato 4 – Quello che non si sa e che sino ad oggi è stato tenuto nascosto, è che La Cardio on line, scoperto il plagio, il 10 luglio 2013 sporge querela contro il Policlinico prima ancora che Dattoli dia una risposta alle precedenti lettere di contestazione.

Allegato 5 –  È strabiliante leggere cosa scrive Dattoli nella sua lettera, riferendosi al progetto proposto (quello copiato da Cardio on line): “D’altra parte è ovvio che il progetto relativo al servizio di telecardiologia non possa che prendere le mosse del servizio attuale, in modo da garantire continuità della prestazione e non creare difficoltà e incertezze agli operatori del 118 nella delicata fase di transizione”. Inoltre, nel progetto presentato si legge che “Il servizio viene erogato tramite i Cardiovox P 12 muniti di tutte le certificazioni e che la centrale è presidiata fisicamente da operatori e cardiologi che effettuano una consulenza specialistica on line h24”.

Ora però viene il bello, perché parlando di apparecchi, Dattoli scrive: “Per la trasmissione e l’acquisizione degli ECG verranno impiegate le stesse tecnologie utilizzate per il servizio attualmente in corso (Cardiovox P12) di elevatissima affidabilità e di facile utilizzo da parte degli operatori preposti (in modo da ridurre i tempi di esecuzione delle procedure)”. Ancora, “Per la trasmissione dei tracciati saranno usate le normali tecnologie di comunicazione fonica (telefoni fissi, cellulari) e per la ricezione degli ECG verranno impiegati personal computer dedicati, dotati di accoppiatori acustici di elevatissima affidabilità forniti dalla medesima azienda produttrice dei Cardiovox P 12 (AEROTEL)”.

Ma come, dottor Dattoli e dottor Pomo, i Cardiovox P 12 non erano “catorci dell’ante guerra”? Possibile che solo qualche mese dopo essere stato pizzicato, il sistema cambia e senza alcuna spiegazione diventa (senza esperienza) migliore? O sono i giornalisti che non hanno capito, riportando dichiarazioni diverse da quelle rilasciate? 

Allegato 6 – Ma leggete anche come si esprime Amoruso, allora Presidente del Comitato Scientifico autorizzato da Dattoli in un progetto preparato per la Regione Sicilia, sempre dalla Cardio on line e identico a quello già presentato in Regione Puglia (quindi progetto di Cardio on line non di Amoruso e di conseguenza non utilizzabile dal Policlinico). L’intestazione del Progetto non lascia adito a dubbi, così come il testo non fa che magnificare il modello operativo, che assolutamente non può essere fatto tramite internet. Si esalta la riduzione del 50% della mortalità da infarto e si presenta una copiosa documentazione scientifica, l’aspetto fondamentale che manca al sistema HELIS.

Alla luce di quanto scritto, appare ancora più inquietante il fatto che il direttore generale del Policlinivo abbia cambiato in tutta fretta il progetto, presentando solo qualche mese dopo il “Falso Progetto Helis”. Probabilmente perché la querela di Lopriore aveva colpito il nervo scoperto. La querela, dunque, manda tutto all’aria e il progetto non è replicabile, ecco perché ne viene proposto uno nuovo, che sta creando problemi a catena. A questo punto del film entra in scena Vincenzo Pomo, l’ex capo del dipartimento della Salute della Regione Puglia.

Dopo il tentativo del 23-25 novembre, quando Pomo e Amoruso cercano invano di togliere il servizio a Cardio on line, sostituendo la centrale con una goffa richiesta di trattativa privata, succede che la società Insoft 2000 S.r.l. (socia di Amoruso nel consorzio Daisy-Net), di comune accordo con l’ingegnere Vito Bavaro, che ha fatto richiesta di fabbisogno alla Regione (Allegato 7), che guarda caso fa proprio una richiesta di  DSS (che poi diventerà il DSS HELIS), con posta certificata del 26 novembre 2013 (Allegato 8), si candida nell’ambito dei living lab per il Progetto HELIS.

Il progetto, “sperimentazione” del “prototipo” del DSS HELIS, verrà ammesso solo il 4 giugno 2014, mentre la la data finale sarà quella del 4 giugno 2015. Per quanti ancora continuano a giocare su questa storia, la prova che all’epoca della consegna da parte del Policlinico, che dichiarava la partenza del servizio il 1 luglio 2014, il progetto non esisteva neppure. Non siamo noi a stabilire le molteplici fattispecie di reato emerse in questa brutta pagina della sanità pugliese. ma le carte.

Considerate inoltre che la documentazione finale è stata presentata alla Regione dalla Insoft 2000 solo il 30 settembre 2015, ben 18 mesi dopo la delibera 585, che assegnava il servizio basato sul nulla. In questo potrà essere più precisa la dottoressa Mariangela Lomastro. Siamo curiosi di sapere cosa penserà Giovanni Gorgoni (marito della Lomastro), da qualche giorno successore di Vincenzo Pomo alla guida del Dipartimento regionale della Salute, quando scoprirà che l’istruttoria della sonsorte è totalmente falsa. A proposito di tarallucci e vino. Ci piacerebbe sapere perché, nonostante l’enorme conflitto di interessi Daniele Amoruso non sia stato ancora sospeso, non sia stato messo sotto procedimento disciplinare e denunciato qualora ce ne fossero i presupposti. E tutto ciò si consuma senza che il presidente Emiliano abbia ancora mosso un dito. Presidente, siamo certi che prima d’ora nessuno le abbia mai fornito una simile quantità di prove. Perché Vitangelo Dattoli continua a governare uno dei più grandi ospedali del meridione?

I vertici della sanità pugliese si muovono all’unisono per fare in modo che la telecardiologia venga tolta alla Cardio on line, non escludiamo prendendo in giro l’allora governatore pugliese Nichi Vendola che, al contrario, continua a difendere il “vecchio” sistema fino alla sua morte (ovviamente da presidente). C’è chi forse approfitta dell’assenza dell’assessore Gentile, impegnata anima e corpo nella campagna elettorale per le le europee del 2014 e nella gara sui defibrillatori nell’ambito del Progetto “DEEP IMPACT” PUGLIA (Allegato 9). È Pomo a preparare il terreno.

Allegato 10 – Il 21 gennaio 2014, Pomo scrive a Dattoli chiedendo di rimodulare il progetto presentato (quello copiato e non più percorribile perché denunciato), con uno “diverso”. Sarà il progetto Helis, proposto anche se solo sulla carta. Helis inizierà il suo iter sperimentale nell’emergenza urgenza (falo anche questo) solo nel mese di Giugno 2014 e terminerà non più nell’emergenza urgenza, ma ambulatorialmente solo a settembre scorso. Parliamo ancora oggi di un prototipo non ingegnerizzato e privo delle certificazioni del Ministero della Salute. Approvazione in dubbio proprio perché la sperimentazione nell’emergenza non è mai stata fatta ed è stata sostituita con una ambulatoriale. Siamo curiosi di conoscere il parere della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza. Querst’ultima dovrebbe estendere le indagini sulla telecardiologia anche al progetto Helis e a quello Siam della telediabetologia, in cui compare sempre e comunque il nome di Daniele Amoruso.

Allegato 11 – Avuta l’imbeccata da Pomo, il 18 febbraio del 2014, Dattoli istituisce un gruppo di lavoro di esperti, composto da Tommaso Fiore, Stefano Favale, Ottavio Di Cillo, Paolo Colonna, Daniele Amoruso, Francesca Di Serio, Nunzio Porfido per la definizione del nuovo progetto di telecardiologia (che è già pronto sulla carta, perché concordato fra insoft 2000 e il socio Amoruso). Contestualmente Dattoli convoca il gruppo per il successivo 20 febbraio e stila un verbale di riunione (allegato 12).

Fra le tante sciocchezze dette, vorremmo far notare l’alto intervento dell’ex assessore alla salute Tommaso Fiore. Nel verbale è scritto che: “Il professor Tommaso Fiore ha evidenziato la necessità di istituire un cronoprogramma sui tempi delle procedure delle gare d’appalto, affinchè possano essere rispettati i tempi assegnati dalla regione alla nostra Azienda”. Inutile fare commenti considerata la perfetta programmazione mai rispettata. Stendiamo un velo pietoso sugli altri interventi. Possibile che in quella riunione si sia riusciti a costruire un progetto così complesso? Non è assolutamente possibile, ma Insoft 2000 ce l’aveva già pronto.

Allegato 13 – Ebbene sì, il 28 febbraio del 2014, Dattoli trasmette a Pomo un progetto “delineato dal gruppo di lavoro ed approvato dalla direzione generale del Policlinico”, che altri non è che quello allegato alla delibera di Giunta 585/2014. Tanto per la cronaca, il progetto Helis è stato preparato dalla Insoft 2000, dalla Protem e dalla Sefilo, società che non sanno neanche cosa sia la telemedicina. Figuriamoci la telecardiologia nell’emergenza.

Ovviamente non risulta agli atti del Policlinico alcuna traccia dell’iter procedurale interno o esterno intercorrente fra la data del 20 febbraio – prima riunione del gruppo di lavoro – e la trasmissione del progetto delineato a Pomo. La conferma di quanto asseriamo deriva da quanto segue: 1) è impossibile che nel breve tempo di otto giorni di calendario (presumibili quattro lavorativi) gli esperti abbiano potuto studiare la problematica riferita alla urgenza/emergenza ed elaborare il progetto esecutivo, che poi sappiamo essere quello della Insoft 2000 presentato ai living labs; 2) che il gruppo di lavoro abbia valutato esaurientemente la complessità del progetto; 3) che abbia valutato la possibilità che il progetto potesse realmente soddisfare le esigenze della emergenza/urgenza 118 e Punti di primo intervento.; 4) che il gruppo di lavoro abbia potuto comunicare la data di avvio reale stabilita per Luglio 2014, per un qualcosa che amministrativamente non è stato né approvato in via definitiva dalla Regione, Living Labs né dalla Giunta regionale. Un aborto fatto in fretta e furia per essere in grado di portare tutto all’approvazione in Giunta regionale, peraltro fuori sacco (che non segue la procedura ordinaria per una rapida esecuzione), visto che la Gentile era in partenza per le europee.

Potremmo andare avanti per anni nel racconto di questa assurda vicenda. Speriamo succeda qualcosa in tempi stretti e che i responsabili vengano inchiodati alle proprie responsabilità.

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Croce Rossa, il piano B di Ronzi per il 118: dipendenti a rischio

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Idee poche e nemmeno tanto chiare. Questo il risultato della riunione di ieri sera a Roma, dove il Presidente Provinciale Cri Flavio Ronzi ha presentato il suo nuovo progetto sulla gestione del servizio 118. Nessun tipo di revoca, ha spiegato ai dipendenti presenti, ma in ogni caso la metà di loro andrà a casa. Ricominciamo.

Proprio l’altro giorno Ronzi aveva confutato in maniera abbastanza forbita e puntigliosa un nostro articolo nl quale raccontavamo della sentenza del Tar che chiudeva la porta al servizio 118 della Croce Rossa per consegnare l’appalto all’associazione temporanea d’imprese capeggiata dalla società Heart Life Croce Amica. Nel sottolineare come le nostre notizie fossero tutte stupidaggini Ronzi diceva che nulla sarebbe cambiato per i dipendenti. Ieri sera ha spiegato che l’andamento della convenzione in essere tra Croce Rossa Italiana, Comitato Provinciale di Roma, è indipendente dalla sentenza del Tar Lazio e che esistono delle liste di dipendenti, una quella già depositata ad Ares 118 che è di circa 150 persone e una fornita dai suoi uffici che ne conta più del doppio.

Noi avevamo dato in tempi remoti questa notizia ma anche allora lui l’aveva definita una falsità. Nella lista più numerosa sono anche i dipendenti storici, quelli chiamati 368 e i professionisti sanitari con partita iva, e comprende anche molti infermieri che da un pezzo non fanno più i servizi del 118. Quindi il presidente Ronzi ha detto che 150 persone passeranno con la nuova azienda e per gli altri 150 verranno attivate le procedure di tutela del posto di lavoro “se ciò sarà possibile”. Ma non aveva detto che il servizio rimaneva a Croce Rossa Italiana e che chi diceva il contrario era un mistificatore? Quello che per ora è certo è che Ronzi vuole impugnare la sentenza del Tar Lazio davanti al Consiglio di Stato, o almeno così ha dichiarato ribadendo che se dovessero togliere il servizio di 118 a Croce Rossa lui notificherà tranquillamente le lettere di licenziamento a tutti i dipendenti.

Quindi un Presidente a corrente alternata, che vuole avere l’esclusiva delle brutte notizie, forse perché raccontate da lui sembrano meno brutte. Bruttissimi sono invece i tempi che si prospettano non solo per i dipendenti ma anche per la stessa Croce Rossa Italiana. La riforma in senso manageriale non decolla, forse perché i manager non esistono in Cri e con le chiacchiere si possono costruire castelli in aria ma non realizzare cose concrete. L’associazione perde i contratti e le convenzioni in essere, la privatizzazione non la rende competitiva ma serve solo a liquidare in malo modo il personale e a svendere il cospicuo patrimonio. Noi che denunciamo questa manovra veniamo chiamati “giornaletto”. Il problema della credibilità invece deve riguardare i Presidenti ad ogni livello: non basta uno pseudo carisma per tenere compatte le fila dell’associazione di volontariato più grande d’Italia, servono fatti positivi e se non si riusciranno a produrre bisognerà cambiare il timoniere, e in fretta. Ma di elezioni, all’orizzonte, non si vede nemmeno l’ombra, non se ne parla proprio più, mentre tutti continuano a chiamare questo tracollo “privatizzazione”.

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Amtab a pezzi, in sede arriva la Guardia di Finanza: dubbi sulla gestione dei pezzi di ricambio

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La Guardia di Finanza nella sede dell’Amtab. Più precisamente i militari della polizia tributaria sono piombati nel magazzino della municipalizzata, dove su disposizione del sostituto procuratore Francesco Bretone, hanno svolto accertamenti sui ricambi che vengono montati sulle fatiscenti vetture arancioni: l’obiettivo è quello di capire se nei diversi passaggi che hanno portano negli ultimi anni all’acquisto di pezzi di ricambio ci siano delle irregolarità.

Le indagini sarebbero concentrate in modo particolare sulla CityBus, società barese che opera nell’ambito dell’ingrosso di pezzi di ricambio. Il sospetto è quello che si tratti in realtà di una ditta fantasma, riconducibile a un’altra azienda, la Oma Service che gestisce il servizio di manutenzione dei mezzi Amtab.

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Scandalo Telecardiologia, M5S torna in Procura: nel mirino documenti e mancati controlli

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Il Movimento 5 Stelle, in relazione allo scandalo telecardiologia che sta avvolgendo la Puglia, sporge una nuova denuncia. La questione torna in Procura, dunque. Oggi tramite Posta Elettronica Certificata, domani de visu con la consigliera pentastellata Antonella Laricchia. Questa volta nel mirino dei grillini è finita l’azione amministrativa regionale, i presunti mancati controlli e la mancata vigilanza.

«La Sanità “dovrebbe” tutelare la salute, confortare i malati e alleviare le sofferenze. Se questi fossero i principi guida di tutti gli Amministratori, Direttori Generali e Direttori di Area, in tutta la Sanità avremmo pianificazione, efficienza ed eccellenza. Purtroppo – scrive Laricchia in un post su Facebook – in Puglia spesso non è stato e non è così. Per la telecardiologia, dopo le notizie e intercettazioni diffuse a mezzo stampa, non si è mossa una foglia. E quel che è peggio, non ha mosso una foglia il Presidente della nostra Regione, Emiliano, dal quale aspettiamo ancora delle risposte alle nostre interrogazioni. Il ‪‎Movimento 5 Stelle ha raccolto il grido di allarme del 118, dei pazienti, degli infermieri. Il Presidente si è fatto bastare le riunioni attorno ai tavoli eleganti».

«Il Movimento 5 Stelle, che ai protagonisti di queste vicende, come giustamente deve essere, non deve assolutamente nulla, ha scelto di non fermarsi alle interrogazioni, alle visite ispettive, ai comunicati stampa e alle denunce sul nuovo servizio – continua la consigliera regionale – oggi abbiamo presentato una nuova denuncia, questa volta sull’azione amministrativa regionale, sui presunti mancati controlli e mancata vigilanza».

Telecardiologia ma non solo. «Tutto ciò è sconcertante – chiude Laricchia – analogamente a quanto accade per la reumatologia. Tempo fa è stata creata una rete per ottimizzare l’offerta e abbattere la spesa farmaceutica. Questa rete pare aver subito ancora una volta delle scelte legate a principi che nulla hanno a che fare con la tutela della salute pubblica. Così, ad esempio, l’unico Pediatra Reumatologo della ‎Regione Puglia è fuori da questa rete e solo in Puglia i Master in questo settore sono stati equiparati a un Corso di Formazione. Con un’interrogazione, costringeremo ancora una volta l’Assessore alla Sanità, che è anche Presidente della Regione, a darci delle risposte».

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Caos 118, l’ambulanza di Santeramo di nuovo in officina: SerCorato allevia ancora l’agonia

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«Mi hanno chiamato e dall’altro ieri sto prestando servizio, non so dove sta né per quanto tempo starà ferma e perché, non ho avuto modo di parlare e francamente mi sto tenendo lontano da tutte queste storie. Sto solo aspettando che il Tar si esprima sul mio ricorso con l’annullamento della gara per l’assegnazione delle postazioni 118 della Asl». Parola di Fedele Tarantini, presidente della SerCorato.

Dunque ci risiamo, l’ambulanza in servizio alla postazione 118 di Santeramo si è rotta di nuovo, una perdita di gasolio, stando a quanto siamo riusciti a sapere, e quindi da due giorni la SerCorato è tornata a prestare servizio sostitutivo come già fatto in passato, giustamente retribuito, non si sa fino a quando, con l’ormai immancabile aggravio di spesa per le casse pubbliche.

Solo due settimane fa, durante un incontto con Antonio Ventrelli segretario della FP Cgil Bari, il direttore generale della Asl barese Vito Montaro si era impegnato ad assegnare 5 nuove ambulanze alle postazioni aziendali del 118. Peccato che le postazioni, oggetto del ricorso al Tar a cui faceva riferimento Tarantini, siano 7. Vista la frequenza con cui si rompono i catorci da rottamare ancora oggi in servizio, di ambulanze nuove ne servirebbero 14.

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Scandalo telecardiologia, il monologo di Dattoli su Antenna Sud. Mi permetta di farle un’intervista vera

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«Non ti ho invitato in studio perché altrimenti Dattoli non sarebbe venuto. Ci sarà la Laricchia a controbattere». Ho accettato di rilasciare un’intervista sul nuovo sistema di Telecardiologia al direttore di Antenna Sud, Onofrio D’Alesio, certo che non si sarebbe trattato del solito monologo a mezzo stampa amica del direttore generale del Policlinico di Bari, perché in studio ci sarebbe stato un confronto civile tra persone che la vedono in maniera diversa, che discutono con i documenti e non vendono fumo.

Il confronto invece non c’è stato. Ciò che è andato in scena, magari pure in buona fede, è una pagina triste di finto giornalismo di approfondimento. Finto perché non approfondisce niente. Soprattutto è andato in onda l’ennesimo incomprensibile discorso a senso unico del dottor Vitangelo Dattoli. Si discute ancora sull’efficacia o meno del nuovo sistema di telecardiologia, di connessione a internet, del fatto che un medico e un infermiere (speriamo tutti capaci), possano vedere sul tablet l’elettrocardiogramma, poi se non c’è connessione possono spostarsi per avere il referto. Che razza di sistema è?

Il cuore del problema è un altro: è stato approvato un sistema che non esisteva; con firme apocrife sui verbali; gare dubbie. Ci sono, poi, i successivi pareri contrari del Sindacato dei medici italiani, della maggior parte degli operatori del 118, di un Senatore della Repubblica (vi faremo leggere una sua lettera); di uno dei più grandi esperti italiani del settore dell’emergenza urgenza, il coordinatore del 118 tarantino Mario Balzanelli, che si è preso persino la briga di presentare un esposto in Procura; dell’ingegner Vito Bavaro, responsabile del Servizio Sistemi Informativi e Investimenti in Sanità della Regione Puglia, quello che sospettava di essere stato preso per il “culo” da Dattoli sui tablet.

Carissimo direttore generale, la invito a un confronto vero, un’intervista meno inginocchiata rispetto a quella andata in onda oggi. Non avendo un curriculm adeguato, chiederò al dottor Balzanelli e all’ingegner Bavaro, quello che ha sancito il 2 ottobre scorso il fallimento del sistema e che già dubitava della sua efficacia mesi e mesi fa, di accompagnarmi.

Non risponderò qui punto su punto al suo monologo, lo sto facendo da settimane, pubblicando tutti i documenti che evidenziano un modo arrogante e superficiale di gestire la sanità pubblica, sempre che si possa parlare di sanità pubblica. Ci siamo presi la briga di sbobinare il suo monologo: più di 11mila battute. I suoi 25 minuti contro i miei 5 senza aver avuto la possibilità di metterla davanti alle carte che lei stesso ha firmato. Sarà che non sono un accademico, che non uso parole complicate, quelle che mia nonna Teresa di sicuro non capirebbe mai, ma io davvero ci ho capito poco e soprattutto non ho sentito chiarimenti rispetto alla parte centrale di questa storiaccia: la nascita maldestra me forse qualcosa in più del DSS Helis e di tutto questo teatrino. Non le ho sentito dire una sola parola del conflitto di interesse del dottor Amoruso, quello secondo il quale, da dipendente pubblico e da imprenditore nello stesso settore di competenza dichiata che: “Nel pubblico si può spendere di più e fare un po’ meno bene”. Il dottor Amoruso che lei stesso ha voluto alla guida della telemedicia e dell’ufficio stampa del Policlinico di Bari, pur conoscendo benissimo il suo giocare a fare il giornalista e il suo lavoro serio da imprenditore. Intanto il Movimento 5 Stelle è andato ancora una volta in Procura. Ci sarà un giudice a Berlino.

IL MONOLOGO DI DATTOLI SULLA NUOVA TELECARDIOLOGIA “PUBBLICA”

Sono 5169 in 21 giorni i casi reali sottoposti a elettrocardiogramma, comprensivo di test, che ormai si attestano al 5%, un dato fisiologico. I test sono delle procedure opportunamente previste per un refreshing continuo dei problemi che erano iniziali. Si parla di settemila operatori nella Regione Puglia che in questo momento in qualche modo hanno a che fare con questo sistema. Quindi è evidente, una plateache ha bisogno di un lasso di tempo medio per poter avere la giusta comprensione delle procedure che sono estremamente semplici. Anche il livello di aiuto che viene richiesto che è di pochi casi al giorno, è sempre attestato a questioni iperpratiche che una volta comprese vengono superate.

I numeri, sono su 21 giorni sono 7390 tra test (circa 2000) e 5169 i casi reali. Questo dimostra una potenzialità di rispondere simulando i trenta giorni, superiore ai 10.500 casi. Numero che in una fase iniziale veniva considerato di difficile raggiungimento, per un servizio che pur partito con i buoni auspici di un’organizzazione poderosa, poteva avere delle incognite.

Rispetto al sistema gestito dalla Cardio On Line, le differenze. Il gruppo di lavoro che ha sottoscritto e monitorato le varie fasi è di prim’ordine. Oltre al dottor Di Cillo, responsabile anche Cardiologia d’urgenza e di un centro che si occupa di dolore toracico, fanno parte del nostro gruppo i nostri accademici, i nostri direttori di unità operativa sia della rianimazione che della cardiologia, oltre ai responsabili di settore.

I risultati sono stati presentati al congresso dell’Esc che è la società italiana di Cardiologia. Il plauso è stato unanime sia per i risultati che per l’affidabilità. Questo quindi viene certificato in tutte le sedi. Sì, non è solo digitale e analogico, d’altronde, diciamolo francamente, tutta l’Italia usa sia pure in segmenti diagnostici il nostro, vi ripeto, più complesso d’emergenza un sistema di carattere digitale. Si è introdotto e qui, l’Elis, una soluzione che è stata chiarita in più occasioni, prodotto, come dire, della capacità imprenditoriale pugliese, che non è altro, tra l’altro gratuitamente concesso acquisito dal Policlinico come da accordi preliminari, che non è altro che una piattaforma multimodale che consente di applicare tutto ciò che vogliamo. Ora l’elettrocardiogramma e quindi la diagnostica, un domani se vogliamo i referti e gli esami di laboratorio. E, perché no, un domani l’ecocardiogramma e perché no altre previsioni. Perché noi abbiamo non solo risolto il problema della telecardiologia ma aperto uno spiraglio potentissimo, una gestione integrata del paziente di 118 che non è detto che abbia solo problemi cardiologici. Sulla telemedicina, come abbiamo scritto. Praticamente un paziente soccorso dall’ambulanza del 118, se affetto da una tossicosi, da un problema stuporoso di tipo neurologico, grazie all’appalicazione dell’emogas analisi che è possibile, abbiamo dimostrato, e dimostreremo che non ci sono nemmeno aggravi di costi, è possibile fare la diagnosi di un caso di come dire, di stupore di tipo neurologico. Questo chiaramente, oltre che salvare vite, facilita anche l’attività dei medici del 118 che ora, giustamente, spesso sono, come dire, presi tra due fuochi: la fretta di soccorrere il paziente e indirizzarlo in una maniera a volte con parziale diagnosi, verso strutture di tipo ospedaliero. quindi, una prospettiva che ci pone ai primi posti, come è stato detto nel congresso, a livello europeo.

Quello che ha detto il dottor Di Cillo è esauriente, poi avrebbe potuto dilungarsi meglio di me in statistiche e dati. Io mi riservo due aspetti di carattere giuridico-gestionale. Uno giuridico, ad abundantiam, che dal 2014, precisamente da aprile 2014, febbraio a livello nazionale, aprile 2014, lo Stato e anche la Regione sottolineano anche per una comprensione che stava maturando da tempo, le prime tracce sono del 2012, che la telemedicina non è altro che un percorso diagnostico-terapeutico. Quindi non può che essere effettuato da un ospedale pubblico, in subordine da un ospedale privato accreditato per la disciplina. Un ospedale privato che, tipo di quelli grandi che noi conosciamo, che fosse abilitato, fosse accreditato per quella disciplina, poteva farlo. Quindi questo dal 2014. Solo un ospedale pubblico, in prim’ordine, può effettuare la telemedicina. Il secondo è un dato gestionale, che io voglio dire, al netto di alcune riflessioni, il servizio, a conferma che il pubblico a volte si dice che sia non efficace e non efficiente, efficiente in una dimensione economica, bè, insomma, noi abbiamo visto i dati, i dati economici sono eccezionali. Anche lì noi riusciremo a, praticamente, al netto delle spese che non sono ingenti di primo investimento, visto che si sono utilizzati tablet che erano già stati acquistati per il sistema 118 e abbiamo abbiamo acquisito gratuitamente la piattaforma Elis, alla fine, tolta qualche spesa iniziale, il costo è solo quello dei cardiologi. E quindi il costo del servizio è di circa 600mila euro l’anno, che per ora è garantito attraverso procedure convenzionali e fra poco già due si è prvveduto a reclutarlo e più in là anche da assunzioni dirette. Quindi costa molto meno. Quindi siamo contenti anche dal fatto che viene soddisfatto, oltre che gli aspetti tecnici, anche quelli di carattere giuridico ed economico.

È abbastanza agevole rispondere ai punti però, insomma, colgo anche l’occasione forse per sintetizzare al massimo alcuni riscontri. Allora, sulla copertura: la copertura è invece, contrariamente a quello che dice Loconte, una lettura appena appena tecnica del documento che io ho qui sotto mano, evidenzia esattamente il contrario. D’altronde, fin dal marzo 2015 viene ribadito dalla Telecom che la copertura sul territorio pugliese è pressoché totale, 98, 97, 99 per cento. Confonde Loconte, la percentuale tra il sistema Eg e il sistema 4G. Ora io, anche per quello che sto per dire, siccome sembrerebbe il dottor Dattoli, anche perché io, il dottor Dattoli, è il direttore generale di un’azienda. Alle sue spalle o, comunque, ha fruito di un lavoro fatto da specialisti. Specialisti in Italia significa dotati di un titolo accademico, che abbiano un curriculum di un certo, io invito Loconte, un po’ come si faceva nel Medioevo quando una dama, diciamo, oltraggiata o un signore anziano non in grado di imbracciare armi, di indicare un professionista informatico o, come sto per dire, cardiologo, chiaramente che sia dotato anche di un curriculum. Perché, per esempio, ha fatto sorridere un articolo che lui, su tutto sanità, quando è stato, diciamo, a un certo punto diciamo del massimo delle polemiche, è stato rappresentato come esperto di telemedicina, un collega di Roma che invece era dermatologo, o angiologo, dermatologo. Ora, diciamo, siccome noi riteniamo che Loconte abbia sicuramente necessità di approfondimenti tecnici, non di suggestioni mediatiche, indichi un suo specialista di cardiologia e di informatica. L’informatico per leggere il documento che ho qui. Il documento che è stato inviato dall’ingegner Bavaro a seguito della verifica fatta il giorno dopo, evidenzia, sottolineato, che si può utilizzare la tecnologia e l’architettura del sistema di telecardiologia e suggerisce, come è evidente, che dopo due giorni bisogna tarare, degli aspetti relativi al miglioramento dell’operatività che il giorno stesso sono stati adottati. È bastato ridurre il logo sul display da parte del sistema Elis, che si sono guadagnati quasi due secondi. A proposito, i tempi di refertazione certificati e documentati, è importante dirlo, è di un minuto e mezzo e tutta la, diciamo, la fase dalla tricotomia e la posizione degli elettrodi, non cellulare, fino alla refertazione, è di sei/sette minuto. L’Esc, la società di cardiologi, ritiene idoneo 10 minuti, quindi al di sotto di performance a livello europeo. Questo per quanto riguarda la connettività, ho pochi minuti. Così come è scritto, basta saper leggere le carte, e qui un tecnico informatico forse aiuterebbe Loconte a non, diciamo, a non essere imprudente in certe dichiarazioni che vengono riprese anche da altri e io sono qui per un confronto che non è stato possibile. Sono sicuro che magari su base tecnica ci sarà. Diciamo che ritengo sarebbe sufficiente per interpretare in maniera abbastanza letterale il documento inviatoci.

Per quanto riguarda invece la sperimentazione, di cui abbiamo dato ampia documentazione, anche lì una conoscenza dei tempi delle procedure, avrebbe ben presto, come dire, fatto sottrarre dall’equivoco e da una ricostruzione un po’ fantasiosa il fatto che le sperimentazioni si siano completate in laboratorio. Ma per quanto riguarda la piattaforma multimediale, perché il tablet e l’elettrocardiografo digitale in Italia si usa da sempre anzi, non c’è una parte dove non si usa il sistema digitale. L’unica necessità, che ci è sembrato fra l’altro, ripeto, un’acquisizione gratuita da parte del Policlinico, introdurre per i futuri sviluppi della telemedicina, era questa piattaforma multimodale. E noi abbiamo certificato che la sperimentazione in laboratorio, non nella centrale che è stata allestita alcuni mesi dopo, si è completata il primo dicembre. Da quel momento poi è iniziata una serrata abbastanza complessa per i tempi delle procedure di gare che sono state fatte con assoluta trasparenza e comunque ci sono altri uffici che approfondiranno e approfondiscono questi aspetti, si è completata per arrivare alla scadenza del 30 settembre, faticosamente ma non con molto affanno. Giustamente il presidente Emiliano, così come comunicato, ha convocato una riunione che è stato molto eloquente, dove tutti i direttori di centrale operativa, con una preoccupazione di Taranto espressa dal coordinatore Balzanelli, e tutti i direttori generali delle Asl, hanno ritenuto assolutamente opportuno su un sistema che peraltro per legge, piaccia o non piaccia, non può che essere pubblico. Ma tutto questo, al trenta settembre. Ma dopo 21 giorni abbiamo tutti i dati che confermano in maniera incontrovertibile la connettività, la qualità del servizio. Delle due l’una, o si ritiene che queste siano patacche, e a quel punto il famoso specialista del giudizio di Dio medievale, questa volta cardiologo, indicato da Loconte, possibilmente con un curriculum adeguato per potersi confrontare, venga e confronti i dati. Questa polemica andava bene al 30 settembre ma non dopo 21 giorni. Preciso che questa intervista sicuramente è molto datata, perché dopo 21 giorni abbiamo l’incontrovertibile prova della connettività e della qualità del servizio.

La Telecom certifica, che praticamente corrisponde a un’autorevolezza di tipo ministeriale, che vi è una copertura pressoché totale e non vi sono differenze significative tra la fonia e i dati. Quindi, almeno per asserzione del gestore, non vi sono differenze significative. A differenza del passato, nella zona di scopertura, che può essere una zona ipogeica, o una zona geograficamente non favorita, a differenza del passato il medico del 118 ha già la diagnosi sul tablet e poi, spostandosi, chiede conferma di refertazione ma è in grado già di gestire il paziente a differenza di quanto invece avveniva nel passato”.

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Caos 118, gli straordinari illegali della scellerata gestione Dibello

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La disastrosa gestione del 118 barese, tra silenzi e alte complicità, si è aggravata con l’entrata in funzione dell’inadeguato nuovo sistema di “telecardiologia pubblica”. I lettori occasionali non sanno che i soccorritori, quelli a bordo delle ambulanze cosiddette Victor, non possono effettuare gli elettrocardiogrammi. È una prerogativa di medici e infermieri. La Asl di Bari e il coordinamento del 118 sono stati costretti a mettere un infermiere a bordo di tutte le ambulanze Victor, facendole diventare India. L’operazione, però, è stata fatta come sempre alla carlona, senza una delibera aziendale che sancisca la partenza del riordino della rete dell’emergenza-urgenza.

Succede dal primo ottobre, per voce del dimissionario coordianatore del 118 Antonio Dibello e dei suoi più stretti collaboratori, alcuni dei quali nominati pure loro a voce. La carta canta, il telefono no. Ma da dove vengono presi gli infermieri se non ce ne sono? Tranquilli, li passa la clinica del dottor Francesco Straordinario. I turni, in aperta violazione con quanto previsto dalla normativa vigente, vengono coperti da tre settimane a “straordinario”, 24 ore su 24 sulla base di accordi estemporanei.

Solo dall’8 ottobre scorso, con la sola firma del caposala del 118 Domenico Liberio, sono stati diramati i turni degli infermieri sulle postazioni Victor, programmati fino a fine mese. Una grave violazione di legge, ma anche delle normative contrattuali. Sul contratto collettivo nazionale del comparto sanità si legge, senza se e senza ma, che è “vietato l’utilizzo dello straordinario per l’ordinaria programmazione del lavoro”. Dovessimo scatenare le ire di lecchini del sistema e degli approfittatori della pagnotta a tradimento, non siamo noi a dire che questa pratica è illegale. Avete capito bene, illegale. Un danno erariale sul quale dovrebbe intervenire la Corte dei Conti e magari la Guardia di Finanza.

Domenico liberio e Antonio Dibello
Domenico Liberio, caposala 118 Bari (a sinistra) e Antonio Dibello, coordinatore 118 Bari (a destra)

Il disastro Dibello, non sappiamo se con la complicità del direttore generale Vito Montanaro e del responsabile del personale della Asl di Bari Francesco Lippolis, si abbatte anche sugli autisti. Succede esattemente quanto denunciato per gli infermieri. In più c’è la questione relativa al coordinamento del 118, giudicato pessimo e inadeguato nell’ultimo sondaggio fatto proprio tra gli infermieri dall’Ipasvi. Finalmente sono stati resti noti per la prima volta nella storia del 118 barese le reperibilità dei componenti del coordinamento del 118. Si scopre così che per alcuni degli autisti, per esempio, vige la doppia reperibilità e quindi altro spreco di denaro pubblico. Fin qui i fatti, ma ci sono anche le considerazioni.

Perchè i turni non sono stati firmati dal direttore dell’Unità Operativa Complessa del SEST 118, Antonio Dibello, come si può vedere nella foto che pubblichiamo? Può un caposala, da solo, predisporre una turnazione del genere, presumibilmente violando tutte le norme contrattuali e di legge? Chi ne risponde in solido – semmai ci sarà qualcuno chiamato a risponderne – qualora si configuri ipotesi di reato erariale? Perché Dibello non ha fatto predisporre e firmare a Liberio i turni con “prestazioni aggiuntive”, che sarebbero state quantomeno legali? Contava forse sul tacito assenso del comparto infermieri?

Che risposte darà Dibello al direttore generale della Asl di Bari Vito Montanaro e al presidente-assessore Michele Emiliano – semmai gli saranno fatte le domande – in merito allo sperpero di denaro pubblico provocato da questa allegra gestione? Perchè le Victor sono state dotate di infermiere a bordo dall’entrata in funzione dello scandaloso sistema di “telecardiologia pubblica”? Si temevano forse le conseguenze di una dotazione scadente e pericolosa tale da garantire a tutti i costi la presenza di almeno un sanitario professionista come l’infermiere a bordo dei mezzi di soccorso base? Nessuno lo dice, ma tutti lo sanno che, invece, con il vecchio sistema Cardio on line Europe anche i soccorritori effettuavano gli elettrocardiogrammi.

Che fine hanno fatto i protocolli operativi per gli infermieri senza dei quali l’India risulta ancora oggi poco più di un mezzo di soccorso base? Quali sono i rischi medico-legali e le limitazioni operative per gli stessi infermieri relegati a poter effettuare solo un elettrocardiogramma e prendere al più un accesso venoso, ma interdetti da qualsiasi tipo di terapia farmacologica anche banale come la correzione di una semplice ipoglicemia? Saremo pure dei Don Chisciotte, ma prima o poi qualcuno vorrà dare ascolto al vento dei loro mulini. E allora, da dove prenderà Dibello i soldi per gli straordinari? Sono previsti dal nuovo sistema di telecardiologia? Come si possono coprire le reperibilità, dal momento che gli straordinari sono già utilizzati per la normale turnazione a causa della carenza del personale? Può un infermiere effettuare turno normale, poi strordinario programmato (quello illegale) e ancora dopo reperibilià per un’eventuale malattia di un collega? Forse robocop ci riuscirebbe, un uomo in carne ed ossa certamente no. Ciò che viene fuori è che viene violato il principio basilare per assicurare ai pazienti un’assistenza adeguata. Un uomo sfinito, ma più ricco non renderà mai come un meno ricco e più riposato.

Arriverà un giorno in cui presumibilmente si tornerà a ri-bloccare gli strordinari, normalmente predisposti dal contratto per la mancanza di fondi. A quel punto, forse, i medici torneranno a denunciare ai carabinieri la mancanza di infermieri sulle cosiddette Mike, le ambulanze medicalizzate. In passato è già accaduto, senza conseguenze per chi continua a fare impunito il bello e cattivo tempo.

 

 

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Scandalo Telecardiologia, tutti in onda a declamare le virtù del Cardio on line

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A raccontare sul piccolo schermo quanto il Cardio on line, il “vecchio” sistema di telecardiologia, abbia fatto della Puglia la prima in Europa, “con un paragone in Germania”, si sono cimentati tutti negli anni. E quando diciamo tutti, intendiamo proprio tutti gli ex vertici della sanità pugliese. L’ex governatore Nichi Vendola usava l’arma della telecardiologia per replicare tutte le volte che si parlava male della sanità pubblica. La telecardiologia migliore d’Europa col Cardio on line è stato il vanto di Vincenzo Bux, ex direttore dell’Ares; per Gianfranco Antonelli, ex direttore della Cardiologia d’urgenza del Policlinico di Bari; per l’ex assessore alle Politiche della Salute, Ettore Attolini; per l’ex assessore regionale alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore.

Il gran teatrino delle vanità è andato in onda per anni – fino a non molto tempo fa – su Rai 1, Rai 2, La 7, Amica 9, il canale web della Regione Puglia, ma soprattutto mille volte e non a caso su Telenorba. Il più vanitoso tra tutti quelli che si sono piazzati a favor di camera per pavoneggiarsi del sistema Cardio on line è stato senza dubbio Daniele Amoruso, il più grande nemico di quel sistema di cui era socio insieme a Claudio Lopriore. Amoruso, l’uomo del conflitto di interesse ancora ignorato da chi invece dovrebbe prendere seri provvedimenti. Amoruso, quello che ha detto: “Nel pubblico si può spendere di più e fare un po’ meno bene”, proprio in riferimento alla telecardiologia. Una dichiarazione gravissima contro cui non c’è stata una sola levata di scudi, tranne che la solita dei guasta feste del Movimento 5 Stelle.

Amoruso, il conduttore di Doctor, la trasmissione di approfondimento medico di Telenorba, ex radioogo del Policlinico di Bari, di cui ricopre il ruolo di capo ufficio stampa e responsabile della telemedicina e, dulcis in fundo. Amoruso amministratore di fatto della società Doctor Srl, con interessi specifici e diretti nel nuovo sistema di telecardiologia. “Il sistema ha permesso un gran risparmio”, “Abbiamo ridotto del 50% la mortalità da infarto”, “Un sistema validato dalla comunità scientifica” e bla, bla, bla, per raccontare le virtù del Cardio on line, “Fondamentale perché può salvarti la vita”.

Sono alcune delle dichiarazioni sventolate ai quattro venti, perché all’epoca la vanità non faceva difetto e nessuno usava ancora telecamere e giornali amici per difendersi dalle evidenze riportate in documenti e conversazioni raccapriccianti. Mentivate allora o mentite adesso? Una domanda retorica, la cui risposta è scritta nelle che pubblichiamo da settimane, nonostante ci stiate deridendo e screditando in ogni dove. Un’operazione scientifica per difendere un sistema inadeguato che, per dirla alla Amoruso, è stato fatto solo “per il gusto di farlo”. Avete barato, dovete andare tutti a casa.

La nostra, lo ribadiamo a scanso di equivoci, non è una battaglia a favore del Cardio on line, ma a sostegno dell’incolumità pubblica indipendentemente da dove si viva e dalle competenze del medico soccorritore. Tutti i cittadini devono avere lo stesso trattamento.

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Scandalo Telecardiologia, infermieri Ipasvi contro Helis: “È inefficiente e ritarda l’intervento del 118″

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Con una lettera indirizzata a diverse istituzioni regionali e locali, tra cui il governatore Emiliano, il direttore dell’Asl Bari, e il direttore del Policlinico, ma anche alla Procura della Repubblica e al comando provinciale dei nas, il collegio IPASVI di Bari denuncia le criticità che gli infermieri del 118 riscontrano continuamente sul campo, nell’utilizzo del sistema di telecardiologia Helis.

“Si porta all’attenzione delle SS. LL. poiché obbligo in capo allo scrivente Ente professionale, (DLCPS n. 233 del 13/10/46 – capo I – art. 3), per quanto di propria competenza, un’informativa dettagliata che consegue alle numerose segnalazioni che ci pervengono con dovizia di particolari, da numerosi Infermieri in attività nel servizio 118 pugliese, che evidenziano una serie di criticità sull’uso del nuovo sistema di tele cardiologia, Helis.
L’uso corretto, (da manuale) del nuovo sistema è condizionato dalla sua “macchinosità” nell’impostazione oltre che da numerosi “intoppi” nel funzionamento, a seguire riportati, che rallentano e rendono complesso l’intervento emergenziale.
Una chat continua con il control room e ritardi dovuti al software del sistema Helis in molti casi, hanno reso critico e complicato l’intervento stesso del 118, chiamato ad affrontare situazioni impreviste e complesse.

Alcuni Infermieri segnalano: omissis… siamo al paradosso che l’innovazione tecnologica che interviene nel semplificare le varie attività, invece, ritarda la tempestività della risposta. Quando la rete è assente ci si sposta lontano dalla situazione mentre il personale addetto all’emergenza è coinvolto sull’evento e concentrato sul paziente, nello stesso tempo si vede costretto a muoversi rocambolescamente con il tablet per trovare un angolo dove intercettare il segnale di rete ….
Un sistema, continuano i colleghi Infermieri: …. che non ci ha visto per nulla coinvolti nella fase di approntamento e di sperimentazione e di formazione sul campo necessario per il suo corretto utilizzo … Forse, qualche parere poteva essere raccolto in considerazione del fatto che sono state denunciate una serie di anomalie e impedimenti che hanno reso i tempi dell’intervento più lunghi, per cercare tempestivamente procedure alternative.

Certo, se è pur vero che i tempi di refertazione dell’Ecg sono sovrapponibili rispetto all’altro sistema della Cardio on line, l’elemento comparativo utile al fine del soccorso non è l’ottenimento di quest’ultimo ma, il tempo necessario, da quando si intende effettuare l’Ecg sino alla refertazione.
Infatti, nell’ambito della tempistica, si registra con dati di fatto, una situazione decisamente a sfavore della telecardiologia; si accende il tablet attendendo che il sistema si carichi; si imposta rispondendo ad una serie di domande (che i più tralasciano); si attaccano le pach ecg (nel numero di 10 a differenza delle altre precedenti nel numero di 3); si acquisisce il tracciato; si invia il tracciato e si attende la refertazione ed in ultimo si chiude l’evento.

Una prova comparativa, secondo l’autorevole parere degli Infermieri del servizio 118, tra i due sistemi (Cardio on line/Helis) evidenzia come quest’ultimo, presenti inequivocabilmente, una condizione di “inefficienza funzionale:
– Viepiù che il sistema Cardio on line tra i suoi vantaggi annovera, (particolare di non poco conto) il fatto che non dovendo attaccare le pach precordiali, il tracciato si poteva effettuare infilando l’avambraccio e l’apparecchio lungo lo sterno, seguendo l’arco costale nei punti noti, si può, in pratica, effettuare anche con il paziente appena denudato. Ciò è importante nel momento in cui il paziente si trova seduto, è obeso, è sudato e le normali pach stentano ad attaccarsi.
– L’apparecchio per la registrazione dell’Ecg con il “nuovo” sistema di telecardiologia inoltre, mal si coniuga con la praticità, perché si compone in realtà di due unità di cui una collegata al paziente; è più ingombrante; è più pesante e lenta nella stesura delle informazioni.
– Si evidenzia ancora, che a differenza del precedente sistema, manca all’Infermiere la possibilità di attivare una “necessaria e fattiva” conversazione con il medico cardiologo per le opportune prescrizioni e valutazioni.

Ciò premesso, gli Infermieri esprimono il desiderio di omissis… conoscere dettagliatamente se il nuovo sistema di telecardiologia, alla luce anche delle notizie riportate dai mass media, dalle dichiarazioni di esponenti politici pugliesi e dall’ attività (si legge) .. del nucleo investigativo della Guardia di Finanza, sia regolarmente certificato e conforme agli attuali standard; quali sono oggettivamente gli elementi che definiscono migliorativo il nuovo sistema rispetto al precedente e quali i parametri esaminati per il carattere emergenziale del servizio

Ci si augura, scrivono i Colleghi …. , da un progetto pilota che abbia risultati migliori rispetto al precedente che già rappresentava il fiore all’occhiello della cardiologia emergenziale pugliese.
Viene fatto presente che nell’ultima settimana del mese di Luglio c.a. allorquando il sistema è stato spiegato a tutti gli operatori sanitari del 118, ha fatto la sua presenza un ulteriore accessorio che connesso al tablet attraverso Helis può eseguire l’analisi ematochimica domiciliare in emergenza. Si spera che quest’ulteriore applicazione, non complichi ulteriormente l’attività emergenziale che consta già di una cronica carenza di ambulanze soprattutto nel territorio di Bari e di lunghe attese degli equipaggi delle stesse all’interno dei pronto soccorso.

Gli Infermieri continuano …. Assistiamo con amarezza alla progressiva demolizione di ciò che sinora ha funzionato piuttosto bene ma soprattutto siamo preoccupati per la mancata attenzione ai nostri rilievi. L’assenza di un costante confronto con gli infermieri, autentici attori nell’emergenza e nell’intervento, alimenta i dubbi sulle scelte e su come le istituzioni vedono l’intero sistema sanitario rispetto alla sicurezza e alla salute dei cittadini e degli operatori.
Si ricorda, a tutti che la prescrizione dell’Ecg è indicata dal medico e che pur conservando autonomia decisionale discrezionale agli infermieri, questo atto che normalmente rappresenta la normalità, (anche in situazioni non strettamente indicative), non deve pregiudicare la durata e l’obbiettività dell’intervento.
Si segnala ancora, come già avevamo indicato in un’altra missiva, l’assenza di protocolli operativi che dispenserebbero chiarezza e tranquillità agli infermieri che spesso sono combattuti nell’attivazione dei protocolli di Acls (che comprendono anche la somministrazione di farmaci salva vita) in assenza di autorizzazioni della Centrale Operativa.

Tanto è doveroso segnalare al fine della tutela degli Infermieri e della qualità delle prestazioni che sono chiamati a rendere, che spesso operano in assenza del medico, soli in situazioni ad elevata tensione e gravità ma chiamati a prendere decisioni, spesso salva vita, in circostanze che richiedono professionalità e devono potersi svolgere senza ostacoli causati da problemi che già si ritenevano superati.
Si approfitta della presente nota per rivolgere un “grazie” agli sforzi effettuati dal D.G. della ASL BA (Dott. Montanaro) per la sua fattiva e operosa risposta alla richiesta di questo Ente riguardo alla necessità di garantire la presenza infermieristica su tutte le ambulanze in servizio nel territorio di competenza, in ossequio alle disposizioni di legge .

Un grazie doveroso ai tanti Colleghi Infermieri del servizio 118 per le puntuali informazioni che ci fanno pervenire e per le valutazioni di merito che riscontrano nell’esercizio delle proprie attività professionali nell’evidente segno di una fattiva collaborazione per il miglioramento della qualità delle cure infermieristiche a beneficio dell’utenza.
Il Presidente, Andreula Saverio”

 

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Contrada Nepta, le analisi spettano al Comune: sindaco provveda, la gente ha paura

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Contrada Nepta, bando alle chiacchiere, ai vari “diremo, vedremo, faremo“. Le carte che pubblichiamo nella galleria fotografica a fondo pagina non lasciano spazio a interpretazioni o dubbi. Indipendentemente da chi sia stato responsabile del “potenziale” inquinamento del suolo, la Legge parla chiaro:

«Qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti dal presente titolo ovvero non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all’articolo 242 sono realizzati d’ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l’ordine di priorità fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, avvalendosi anche di altri soggetti pubblici o privati, individuati ad esito di apposite procedure ad evidenza pubblica. Al fine di anticipare le somme per i predetti interventi le regioni possono istituire appositi fondi nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio». Articolo 250 del Testo Unico Ambientale.

Tradotto, caro Comune di Bitetto, devi provvedere tu, e per farlo puoi avere accesso ai soldi messi a disposizione dalla Regione. Lo scandalo vero di tutta questa storia è che il Comune ne era al corrente già da tempo, dal 17 febbraio 2014 per essere precisi. In quella data, infatti, il Servizio Ciclo Rifiuti e Bonifica della Regione, nella persona del dirigente ingegner Giovanni Scannicchio, scriveva proprio al Comune convocando un Tavolo tecnico poiché né l’Opera Pia Santissimo Sacramento, come previsto dall’art.242 del Testo Unico Ambientale, né il Comune, ai sensi del già citato art.250 del TUA, avevano provveduto alle analisi del suolo. L’oggetto di quella convocazione, che pubblichiamo a fondo pagina, è infatti chiarissimo: Sito potenzialmente contaminato in contrada Nepta. L’ingegner Scannicchio convocava quindi una riunione “finalizzata a concordare e definire percorsi e attività da svolgere per la risoluzione della questione che ci interessa“.

A quell’incontro, di cui pubblichiamo il verbale, erano presenti tra gli altri l’ormai ex sindaco di Bitetto Stefano Occhiogrosso e il Comandante della Polizia Municipale Carmine Itranuovo, l’autore dell’aggressione ai danni del direttore di bari.ilquotidianoitaliano.it Antonio Loconte, colpevole di avergli chiesto un’intervista proprio su contrada Nepta. Nel verbale si legge: «I presenti convengono sull’opportunità che siano svolte indagini preliminari al fine di verificare l’attuale stato di qualità ambientale ed in conseguenza dei risultati conseguiti potrà essere individuato l’ambito normativo di riferimento».

Il 24 giugno in Regione veniva protocollata una lettera (anche questa disponibile in galleria fotografica) inviata dalla Provincia di Bari e indirizzata al Comune di Bitetto in cui l’Ente chiedeva notizie circa l’avvio delle indagini previste. Per quanto ne sappiamo, da quel momento in poi non è successo più niente. Non ci risulta un ulteriore scambio di documenti tra il Comune, la Regione, l’Opera Pia Santissimo Sacramento e l’Arpa.

Vi abbiamo fatto ascoltare la voce degli agricoltori, vi abbiamo portato la testimonianza di un “pentito” se condo cui oltre a Nepta c’è addirittura di peggio, abbiamo pubblicato la relazione scritta dal Comandante Intranuovo. Oggi vi abbiamo dimostrato, carte alla mano, a chi spetta porre fine all’immobilismo perdurante che avvolge da un anno la vicenda iniziata nel lontanissimo 1993. Perché tutto si sia fermato, non è dato saperlo e magari qualcuno, un magistrato volenteroso, potrebbe decidere di avviare un’indagine in proposito. Di certo sappiamo che le indagini sul suolo di contrada Nepta, passaggio fondamentale per poter eseguire la caratterizzazione del suolo, l’analisi di rischio e infine la bonifica, spettano al Comune di Bitetto. Lo dice la Legge. Lo sapeva l’allora sindaco Stefano Occhiogrosso e ora anche il nuovo sindaco Fiorenza Pascazio. Il Comune, oltretutto, in via cautelativa deve agire come il buon padre di famiglia. Adesso provveda.

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Croce Rossa Italiana, l’inconferibilità è all’ordine del giorno

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Né carne né pesce. Lo strano animale partorito dal decreto 178 sul riordino della Croce Rossa Italiana piace sempre meno a tutti, volontari compresi. Rischia di generare inefficienze e diseconomie al punto di accelerare la decomposizione della stessa associazione. Il futuro di Croce Rossa Italiana sarà una associazione nazionale composta da una parte pubblica, il Comitato Centrale ed i Comitati regionali, nella quale si innesteranno anche i due Corpi ausiliari volontari, quello dei Militari e quello delle Infermiere.

Non sotto come tutti credono, ma di fianco e ben distinta, esisterà una struttura privata e privatistica composta dai Comitati Provinciali e Locali, che avrà il compito di svolgere attività sul territorio, interfacciarsi con i volontari e compiere tutte iniziative necessarie a sostenere il proselitismo e la contribuzione volontaria dei cittadini all’Ente. Da una parte il famoso poltronificio denominato “Ente strumentale” al quale la legge assegna il compito di “valorizzare” il patrimonio di Cri e monetizzarlo. Come potrà una struttura associativa di diritto privato pendere ordini da un ente pubblico conservando la propria autonomia è un bizantinismo giuridico nel quale non crede ormai più nessuno?

La configurazione privatistica della Cri periferica ha fatto comodo agli ultimi malfattori presi con le mani nella marmellata.. Parliamo dei dirigenti locali di Croce Rossa che si sono visti affibbiare pene quasi irrisorie per le varie appropriazioni e gli ammanchi di cassa recentemente all’ordine del giorno. Fossero stati dipendenti pubblici probabilmente le pene sarebbero state maggiori.

Ma c’è un altro problema. La recente ondata di moralizzazione che sta investendo tutta la Pubblica Amministrazione ha tentato di arginare con il meccanismo definito “inconferibilità” e cioè l’opportunità politica e giuridica di occupare o meno determinate posizioni di vertice nella gerarchia associativa. Ci si dimentica spesso che la parte regionale e nazionale di Cri è comunque, riordino a parte, sempre un Ente Pubblico e si nominano (facciamo quest’esempio perché è il nostro lavoro non perché ce la possiamo avere con qualcuno in particolare) soggetti nei posti di vertice della comunicazione regionale e nazionale che non risultano essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti. Questo accade in quasi tutti i Comitati Regionali ed in posizioni di vertice del Comitato Centrale ed è un atto che viene perpetrato in spregio alla Legge 150/2000 che sancisce appunto come gli addetti alla comunicazione degli Enti pubblici debbano essere giornalisti. Giornalisti e basta, punendo il caso contrario.

Le irregolarità, comunicazione a parte, sono moltissime, e passano ad esempio per la nomina di volontari dipendenti pubblici e funzionari pubblici quali vertici di determinati settori come, sempre a titolo esemplificativo, quello delle emergenze o quelli sanitari. Anche lì in contrasto con l’ordinamento dei pubblici dipendenti che, senza nessun riguardo per l’esistenza o meno di una specifica retribuzione, devono fedeltà alla propria amministrazione di provenienza. Spesso queste attività dirigenziali di carattere volontaristico sono svolte da vertici che una volta riposta nell’armadio la tuta rossa, rientrando in ufficio, dovrebbero o potrebbero dover trattare, in ossequio al loro principale dovere, il controllo proprio sugli atti posti in essere dall’Ente Pubblico Croce Rossa Italiana. Moltissimi poi i militari in servizio attivo e gli agenti e funzionari di Polizia che hanno incarichi di vertice, sia pure elettivi, ad ogni livello, in palese contrasto con la normativa dei loro rispettivi Enti di provenienza, i quali dovrebbero rilasciare un apposito nulla osta che naturalmente per ragioni legali non rilasciano mai, e che oltre alle citate ragioni di inconferibilità essendo impiegati nei loro Enti di provenienza, nel caso di attivazione quali strutture operative di Protezione Civile, creerebbero non pochi problemi di interruzione di catena di comando ed erroneo computo delle forze disponibili.

Insomma una vera e propria babele di interessi ed altri impicci che nessuno si perita di andare a dipanare per non andare a dissodare le zolle in quelli che una volta erano definiti orticelli privati ed ora si sono trasformati in cimiteri delle buone pratiche, tutto a discapito della credibilità e della efficienza di una macchina che dovrebbe procedere spedita e senza sussulti. Questo è uno dei tanti effetti di quella che qualcuno, anche a Palazzo Chigi, ancora si ostina a definire soltanto “privatizzazione”.

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Scandalo Telecardiologia, M5S: “La nave affonda ma il capitano non dà ordini”

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Il M5S continua a puntare i riflettori sullo scandalo telecardiologia che sta attanagliando la nostra Regione. Ne scrive a ruota libera, in una nota stampa, la consigliera pentastellata Antonella Laricchia.

​”Una battaglia per la verità, l’onestà e la giustizia, per quanto ardua, vale sempre la pena combatterla. – dichiara Antonella Laricchia che continua – con una delibera fasulla è stato sostituito un servizio di Telecardiologia certo, trasparente ed efficiente con un altro dalla spesa e dal funzionamento incerto,attivato con “firme apocrife”, senza aver adeguatamente formato gli operatori. Le circostanziate situazioni di fatto di rilevanza penale, tra l’altro non smentite dagli interessati, che il Movimento ha appreso da testate giornalistiche anche telematiche, che hanno pubblicato documenti e registrazioni audio riguardanti le persone fisiche alla direzione del Policlinico, dell’area Salute della Regione Puglia e l’ex assessore alla Salute, (il tutto è rintracciabile digitando “Scandalo Telecardiologia” nel motore di ricerca) che comprometterebbero in modo grave ed irreparabile la legalità, trasparenza, certezza, buon andamento, imparzialità dell’azione amministrativa regionale, facendo così affievolire l’azione della Pubblica amministrazione a mero interesse privato in danno dell’interesse pubblico, hanno conseguito quale unico risultato quello dell’enfatizzazione del clima omertoso presente nel mondo della sanità pugliese.”

​”Lo stato di diritto – tuona la Laricchia – impone a chi esercita il potere pubblicistico di non restare spettatore. Lo stato di diritto, a tutela dei suddetti soggetti coinvolti, impone provvedimenti cautelari. Invece nulla di tutto questo. Anzi, il manager pontifica in televisione, reiterando comportamenti che speriamo la magistratura quanto prima chiarisca. Il Presidente/Assessore Michele Emiliano, invece, serba un silenzio indubbiamente esistenzialista, di cui Sartre probabilmente sarebbe stato fiero. Ci chiediamo, quindi, quando Emiliano deciderà di liberarsi del dubbio amletico che lo assilla e cioè se è il Presidente di tutti o l’Assessore di pochi.”

​”Nel frattempo – conclude la Laricchia – noi del M5S abbiamo presentato un nuova denuncia perché riponiamo piena fiducia in quella Magistratura autonoma, libera ed indipendente, che sosteniamo e sosterremo sempre, ligi servitori dello Stato e non di casta, che ristabilisca ordine e legalità perché troppo spesso gli onesti vengono ingiustamente perseguiti e i malfattori cautelati”.

E dopo la denuncia Ipasvi arriva anche il commento di Ignazio Zullo, presidente del gruppo Oltre con Fitto. “Quando l’innovazione tecnologica invece che semplificare e migliorare un servizio lo complica, mettendo a rischio operatori e pazienti, non si può restare in silenzio – scrive Zullo – di fronte alla denuncia della Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia che in modo puntuale raccontano le difficoltà che gli infermieri del 118 riscontrano nell’utilizzo del sistema di telecardiologia Helis non si può far finta di niente. Fin dall’inizio di questa vicenda abbiamo espressamente chiesto all’assessore alla Sanità, nonché presidente Michele Emiliano, di vestire nuovamente la toga e di fare al più presto chiarezza. Ora siamo convinti che anche il Consiglio regionale non possa rimanere estraneo”.

“Non ci interessa fare gli investigatori, questo ruolo spetta ad altre Istituzioni – continua Zullo – ma vogliamo capire se ci sono pazienti che invece di essere salvati sono a rischio assistenza. Per questo motivo invito il presidente della Commissione Sanità, il collega Romano, ad convocare immediatamente gli autori della denuncia (Ipasvi) e i dirigenti Asl e Policlinico di Bari per fare il punto sul servizio di Telecardiologia e valutare i provvedimenti di competenza che il Consiglio può proporre al governo”.

 

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Scandalo Telecardiologia, dopo la denuncia Ipasvi Zullo(OF) chiede audizione in Commissione Sanità

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«Quando l’innovazione tecnologica, invece che semplificare e migliorare un servizio, lo complica mettendo a rischio gli operatori e pazienti, di fronte alla denuncia della Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia che in modo puntuale raccontano le difficoltà che gli infermieri del 118 riscontrano nell’utilizzo del sistema di telecardiologia Helis, non si può restare più in silenzio». A parlare così è il consigliere regionale Ignazio Zullo, presidente del gruppo Oltre con Fitto.

Da settimane raccontiamo i retroscena del nuovo sistema di telecardiologia Helis, facendovi ascoltare la voce e le preoccupazione degli operatori del 118, pubblicando documenti inquietanti, nonostante il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli si affanni a difendere il sistema anche se in passato tutti difendevano ed elogiavano il “vecchio” sistema di Cardio on Line Europe, da Vendola in giù, compreso lo stesso Daniele Amoruso fautore del sistema Helis. Dopo la denuncia dell’Ipasvi, alla battaglia per la vita dei pugliesi portata avanti dal Movimento 5Stelle si aggiungono anche i seguaci di Raffaele Fitto:

«Fin dall’inizio di questa vicenda abbiamo espressamente chiesto all’assessore alla Sanità, nonché presidente Michele Emiliano, di vestire nuovamente la toga e di fare al più presto chiarezza – prosegue Zullo –  ora siamo convinti che anche il Consiglio regionale non possa rimanere estraneo. Non ci interessa fare gli investigatori, questo ruolo spetta ad altre Istituzioni, ma capire se ci sono pazienti che invece di essere salvati sono a rischio assistenza. Per questo motivo invito il presidente della Commissione Sanità, il collega Romano – conclude Zullo – ad convocare immediatamente gli autori della denuncia (IPASV) e i dirigenti Asl e Policlinico di Bari per fare il punto sul servizio di Telecardiologia e valutare i provvedimenti di competenza che il Consiglio può proporre al governo».

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Medici incatenati, il complotto (1): “Non trovano un appiglio per sanzionare Papappicco”

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LA TEORIA DEL COMPLOTTO – Lo diciamo da mesi che i procedimenti disciplinari nei confronti di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi altro non sono che un complotto. In queste settimane di “silenzio” abbiamo raccolto documenti e immagini che provano in maniera inequivocabile la nostra teoria.

LA PRIMA PUNTATA – Nel penultimo Comitato Permanente Aziendale (CPA) della Asl Bari, l’azienda e le organizzazioni sindacali avrebbero dovuto discutere di tematiche generali e particolari, esclusivamente sancite dall’art. 23 dell’Accordo Collettivo Nazionale di categoria (foto n. 1 in galleria). Si sa solo che oltre a tutti i firmatari, molti dei quali retribuiti a gettone, erano presenti il direttore generale Vito Montanaro e i delegati FIMMG, tra cui il presidente dell’Ordine dei Medici di Bari Filippo Anelli e il delegato Cisl Michele Panunzio.

Non abbiamo i verbali di quel CPA, tenuto come di rito a porte chiuse, ma con assoluta certezza possiamo affermare che si è discusso a lungo anche di cose che non attengono alle competenze del CPA: i procedimenti disciplinari a carico dei medici e sindacalisti Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi.

LA MAIL SHOCK – In una mail inviata ai propri iscritti, Michele Panunzio redige un report sintetico dei lavori del CPA per informare medici e operatori sanitari della Cisl degli argomenti in discussione e dei provvedimenti adottati. Nelle poche righe trasmesse si legge un periodo che ci ha lasciati interdetti: “…le solite polemiche sul 118 che saranno riprese domani con particolare riferimento ai famosi colleghi Mangiatordi e Papappicco in quanto su Papappicco non riescono a trovare un appiglio per poterlo sanzionare…..a presto michele panunzio cisl bari…”.

L’ARRIVO DI DIBELLO NEL CPA DEL 23 OTTOBRE – Da alcune indiscrezioni veniamo a conoscenza di un episodio molto interessante. Nel successivo CPA del 23 ottobre è presente anche il dimissionario (o forse no) direttore del SEST 118 Antonio Dibello. A quanti gli fanno notare il suo ritardo, Dibello si giustifica con una frase per molti versi sconcertante: “… eh che volete, mica sono Papappicco che ha l’elicottero”. Ai profani di questa storia, l’infelice battuta potrebbe sembrare fuori dal contesto, ma per gli addetti ai lavori e per chi ha seguito i fatti, la storiaccia dei due medici in catene e bavaglio assume connotati indiziari precisi nell’individuazione di chi ha ordito maldestramente il complotto.

IL QUADRO INDIZIARIO – Le linee del quadro indiziario cominciano a prendere forma in questo rebus di ormai facile risoluzione. Ma partiamo dai dati di fatto e da quanto pubblicato finora dalla nostra testata e dai due medici “indisciplinati” sul guppo Facebook #noiduecimettiamolafaccia. Negli ultimi tempi la storia dei due procedimenti disciplinari avviati nei confronti di Papappicco e Mangiatordi sembrava essere passata in secondo piano per l’apparente silenzio delle due vittime dell’assurda macchinazione. Nel frattempo abbiamo pubblicato lo scandalo della telecardiologia; le accuse del direttore sanitario dell’ospedale della Murgia Alessandro Sansonetti al direttore genarale della Asl Vito Montanaro; gli sfoghi del medico della Rianimazione del Perinei, Ranaldi; gli imbarazzi del presidente della Commissione disciplinare aziendale, Antonio Delvino; le alterne e discutibili vicende del dimissionario direttore del 118 e del pronto soccorso del Perinei, Antonio Dibello; i profili fake di Giambattista Giannoccaro in occasione dei nostri articoli sullo stesso Dibello.

Storie di ordinaria e straordinaria malasanità su alcune delle quali pare finalmente stia intervenendo la Magistratura. Buona parte di queste storie sono legate proprio alle segnalazioni e alle lotte dei due medici-sindacalisti che hanno tentato in tutti i modi, ma invano, di imbavagliare. A qualcuno, che proveremo adesso ad individuare, avranno dato sicuramente fastidio. Per esempio qualche direttore sentitosi screditato dal clamore mediatico per la gestione irresponsabile delle due strutture cui appartengono Mangiatordi e Papappicco ad esempio. Qualcuno che finora ha nascosto il suo vero volto dietro i fake di Facebook o ha preferito dileguarsi senza rispondere ai giornalisti.

Dopo quasi otto mesi dai fatti loro contestati nei rispettivi procedimenti disciplinari, abbiamo registrato solo da metà settembre la chiusura di quello della Mangiatordi con la sanzione della “censura scritta” di cui torneremo a parlare, mentre nulla è ancora partorito dagli uffici aziendali per Papappicco. Ritardi, errori macroscopici, vizi e storture formali, forzature sostanziali sono emerse incontrovertibilmente dall’esame della formulazione dei due procedimenti disciplinari, tanto da portare i due medici alla clamorosa protesta in catene. A questo punto viene da chiedersi perché il dottor Dibello, per esempio, si presenti ad un CPA con una battuta sull’elicottero di Papappicco. RPer chi lo avesse dimenticato ricordiamo che uno dei punti contestati a quest’ultimo è proprio la richiesta di disponibilità di un elicottero per trasportare Domi Martimucci al trauma center del Policlinico, piuttosto che al periferico e sguarnito ospedale della Murgia.

Le domande sono tante. Chi e per quale motivo ha deciso di parlare dei “famosi colleghi Mangiatordi e Papappicco…” e addirittura dell’introvabile “appiglio per poterlo sanzionare?” (Papappicco). A questo punto della vicenda la violazione della privacy è persino marginale rispetto alla gravità dei fatti raccontati in questa prima parte del teorema del complotto, che ancora nei prossimi giorni andremo a dimostrare con documenti e registrazioni che vi lasceranno a bocca aperta, sempre si possa ancora rimanere senza parole dopo tutto quello che vi abbiamo fatto leggere e ascoltare.

L’APPELLO – Presidente Emiliano, in qualità di assessore alla Sanità, le chiediamo se ritiene possibile rispondere almeno in questa occasione. Cosa combinano i suoi direttori? Di cosa parlano nei CPA pagati dai contribuenti? Crede che Papappicco e Mangiatordi se ne staranno buoni a subire tutto questo solo perché i suoi direttori si sentono autorizzati a oltrepassare il limite? Anche quello della decenza? Ma cosa avranno mai commesso i due sanitari per accanirsi in questo modo contro di loro?  

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Croce Rossa Roma, il terremoto Ronzi sul 118 continua a fare danni: stop ai brevetti per i soccorsi

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Il terremoto causato dalla sentenza del Tar Lazio che ha di fatto spento ogni speranza della Croce Rossa Italiana di rimanere a bordo delle ambulanze del 118 nella regione continua a scuotere il territorio e le coscienze dei volontari. La società Heart Life Croce Amica ha diramato un comunicato stampa nel quale racconta come dal prossimo primo novembre rileverà le postazioni di Cri ed assumerà la gestione completa del servizio. Flavio Ronzi, il presidente provinciale di Roma della Croce Rossa Italiana, ha replicato distribuendo a tutti i dipendenti i turni di servizio fino a fine novembre. Un braccio di ferro che probabilmente farà comodo solo agli avvocati, gli stessi legali che davanti al Tribunale Amministrativo si sono fatti soffiare la causa perché hanno depositato il ricorso pro Croce Rossa in ritardo, come fatto rilevare dagli stessi giudici nella sentenza.

Si è aperto così un altro fronte che riguarda direttamente i volontari, gli stessi che magari si iscrivevano in Croce Rossa con la smania di salire sulle ambulanze. Per fare questo dovevano seguire un corso specialistico denominato TSSA, acronimo che sta per trasporto sanitario e soccorso in ambulanza. Un brevetto tutto marcato Cri, che consentiva ai più bravi di prestare soccorso su tutto il territorio nazionale mentre a quelli più bravi di tutti consentiva la trasformazione in un brevetto nazionale con la possibilità di avere un giro gratis su tutte le ambulanze Cri della repubblica Italiana.

Cos’è successo in questi giorni? Il corso TSSA veniva attivato dai Comitati Locali della Regione Lazio, di solito appena terminato il corso base, quello che serve ai cittadini per approcciare il mondo di Croce Rossa. Dopo tante, veramente tante, ore di aula ed esercitazioni pratiche, secondo il protocollo stabilito in via Toscana per avere il brevetto base, è necessario svolgere 30 ore di servizio 118. Per il brevetto nazionale le ore sono 80.

Ma i volontari queste ore di servizio con chi le faranno? Con Croce Amica, il nuovo gestore del 118? Per questa ragione i Comitati hanno sospeso le iscrizioni ai corsi creando un vuoto che assomiglia ad un baratro nella formazione dei volontari, una volta il fiore all’occhiello di Cri.

Tutti attendono una risposta concreta dal Presidente Ronzi il quale, oltre a non volerci rispondere, si limita a rimproverare, a volte con parole dure e minacce di sanzioni disciplinari, i volontari che postano i nostri articoli sulle loro bacheche di Facebook o mettono in dubbio – e ormai sono tanti a farlo – l’efficacia di questo nuovissimo management, costruito a forza di firmare co.co.pro e di una governance che dimostra di aver epoche idee, confuse e presuntuose. Nel frattempo tutti in coro continuate a chiamare questo naufragio “privatizzazione”.

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Scandalo Telecardiologia, Gianni Stea: “Esperimento sulla vita dei pazienti”

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Il Consigliere regionale del Movimento Schittulli-Area Popolare, Gianni Stea, dice la sua sullo scandalo Telecardiologia, con un’appello al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano affinché si scuota prima di far intervenire la magistratura.
Sin dalle prime battute il nuovo sistema di telecardiologia Helis, internalizzato dal Policlinico di Bari, aveva sollevato nel sottoscritto perplessità e dubbi, pubblicamente esternati all’inizio di ottobre e purtroppo – per i cittadini – confermati dalle numerose criticità emerse nelle prime settimane di attività, tali da provocare allarme e reazioni indignate da parte degli stessi addetti ai lavori. Criticità inaccettabili alla luce dei costi e delle ricadute negative per la comunità, che non può certo tollerare ulteriori esperimenti sulla vita dei pazienti. Per questo è necessario che il Presidente Emiliano o chi ne fa le veci in materia sanitaria –continuando il Presidente ostinatamente a mantenere per sé una delega che meriterebbe invece un impegno a tempo pieno sette giorni su sette – si scuota, acquisti piena consapevolezza dell’ennesima emergenza e finalmente intervenga e spieghi quanto sta accadendo, senza aspettare magari l’intervento della magistratura, ormai organo supplente in servizio permanente effettivo di una politica regionale incapace e inefficiente”.

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Scandalo telecardiologia, scacco matto: è tutto un bluff. Chi ha barato paghi

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Avevamo già iniziato a parlare della falsità del progetto. Adesso lo scacco è diventato matto. Salterete dalla sedia e la rabbia aumenterà quando entreremo nel merito del progetto Helis. Vederete che fine fanno i soldi di tutti che la Regione finanzia per queste sole avveniristiche. È il 28 febbraio 2014, giorno in cui il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli, consegna il progetto di telecardiologia (falso) a Vincenzo Pomo, ex direttore dell’Area Salute della Regione Puglia, non senza responsabilità. Entriamo subito nel cuore della questione mostrandovi i documenti.

– Allegati 1, 2 e 3 – L’istruttoria del progetto viene affidata nelle mani di Mariangela Lomastro moglie di Giovanni Gorgoni, sostituto di Vincenzo Pomo alla direzione dell’Area Salute regionale e di Giovanna Labate.  Entrambe, senza alcuna documentazione probatoria a conforto delle tesi del gruppo di lavoro che partorito l’aborto, sia tecnico/scientifica che economica, approvano una lista della spesa in modo superficiale. Tutti sanno perfettamente che quel progetto è falso, che la famosa piattaforma HELIS ancora non esiste, che il Policlinico non potrà mai far partire il servizio dal 1 luglio 2014 (partirà in maniera forzata mettendo a rischio la salute dei cittadini pugliesi ben 18 mesi dopo, il 1 ottobre 2015). Che senso aveva affidare il 2 aprile 2014 il servizio al Policlinico?

L’obiettivo del gruppo di lavoro, però, è un altro: fare fuori Cardio on line, il privato che gestiva la telecardiologia fino a quel momento. Tutto secondo un disegno prestabilito, ma non è escluso che una parte della politica e un’altra parte della magistratura possano miracolosamente rimescolare le carte. Fatto sta che il progetto viene approvato dalla Giunta regionale, mettendo nei guai (ora ne siamo certi) gli assessori che hanno firmato e che ora tacciono in religioso silenzio, proprio come l’ex presidente Nichi Vendola che, pur se preso in giro dai suoi fedelissimi, diventa il principale responsabile per la ratifica dell’atto. Finalmente, dopo un anno dalla presentazione del progetto copiato e incollato dalla Cardio on line Pomo, Amoruso e Dattoli hanno provveduto allo scippo del progetto all’azienda leader europea nel campo della telecardiologia nell’emergenza, osannata da tutti per ben 10 anni.

Helis non esiste. Il 30 settembre 2015 sarebbe ancora un prototipo non certificato dal ministero della Salute. Per assurdo, pur se già utilizzato, non è ancora stato approvato dai Living lab della Regione Puglia. Scoperto l’inghippo, riteniamo improbabile possano chiudere positivamente l’istruttoria. Un progetto che ha cambiato indirizzo e non è stato mai sperimentato nel servizio reale dell’emergenza-urgenza. La questione più grave è che la Giunta regionale ha deliberato l’assegnazione del servizio al Policlinico sul nulla ed ora nessuno vuole ammettere il papocchio correndo ai ripari.

Ecco chi sono i protagonisti dello scandalo della telecardiologia. Livello 1: Vitangelo Dattoli, Vincenzo Pomo, Daniele Amoruso, Elena Gentile (che senza alcun ritegno battezzeranno il primo poliambulatorio di Amoruso, “PUGLIA SALUTE”, in via Vaccaro 45 a Bari, di proprietà della società Risp Benessere Srl, società della quale è socio con il Consorzio Meridia ed altri; Livello 2: Elena Gentile, Mariangela Lomastro, Giovanna Labate, Donato Pentassuglia; Livello 3: Tommaso Fiore, Ottavio Di Cillo, Stefano Favale, Nunzio Porfido; Livello 4: Francesca Di Serio, Paolo Colonna, Vito Bavaro, Nicola Serrone; Livello 5: Angela Barbanente, Giovanni Giannini, Silvia Godelli, Guglielmo Minervini, Fabrizio Nardoni, Alba Sasso, Nicola Vendola;
Livello 6: Giovanni Molinari, Vincenzo Izzo, Alessandro Delle Donne, Adriana Agrimi, Giovanni Gorgoni.

Dunque, su proposta fuori sacco dell’assessore Elena Gentile, con DGR n. 585 del 2/04/2014 e sulla base dell’istruttoria positiva della Lomastro e della Labbate, la Giunta affida direttamente il servizio di telecardiologia nell’emergenza-urgenza regionale al Policlinico di Bari e contestualmente, senza neanche averlo visionato approva “il progetto e il piano operativo di cui all’Allegato A” . Il progetto è parte integrante e sostanziale della delibera di Giunta, anche se carente degli allegati citati, compreso il famoso allegato riguardante il DSS HELIS sottoposto a procedura di brevetto. Brevetto che non è mai esistito.

L’affidamento al Policlinico viene concesso su semplici considerazioni fatte dal gruppo di lavoro che ha proceduto senza alcuna documentazione a corredo. Nel documento si legge: “Rispetto al sistema attualmente in uso tale progettualità prevede una soluzione tecnologicamente più evoluta che risulta più affidabile sul piano diagnostico e meno onerosa sul piano organizzativo ed economico”. Questi signori, senza porsi il benché minimo problema, distruggono un’eccellenza pugliese su semplici affermazioni. È ormai chiaro, e lo confermeranno i documenti che seguono, che Il Progetto “delineato” dal gruppo di lavoro è gravato da illiceità e gravi illegittimità amministrative, perché gli stessi soggetti, sin dall’epoca della presentazione datata 28 febbraio 2014, hanno dichiarato falsamente l’esecutività così da consentire di fissare la data di avvio al 1 luglio 2014 (allegato 3).

L’approvazione del progetto da parte della Giunta regionale e la relativa deliberazione sono avvenute in mancanza di qualsiasi atto prodromico a corredo che ne attestasse la validità “scientifica” e “contabile” e senza che fosse provata l’esperienza del Policlinico di Bari nel campo della telecardiologia in emergenza-urgenza; soprattutto, senza che esistesse una struttura (Centrale) funzionante. A ben 19 mesi dall’approvazione della delibera la struttura ancora non esisteva in termini di funzionamento e organizzazione. Basti pensare che alla data del 14 settembre 2015, la direzione del Policlinico era, e lo è tuttora, alla ricerca ormai in tutta Italia di cardiologi per poter effettuare il servizi. In poche parole, La Giunta regionale, sviata dalla falsa istruttoria predisposta dall’assessorato alla Salute e con il metodo del fuori sacco, ha deliberato l’adozione di un progetto sulla base di una documentazione illegittima, facendo credere ci fosse un maggior risparmio rispetto ai costi attuali del servizio. Falso.

Il calcolo dei costi fissi e variabili è pure spudoratamente falso in molte sue componenti, a giudicare da quanto meglio specificato nel progetto, soprattutto relativamente ai costi del personale. Non è possibile che bastino “solo” 6 cardiologi (allegato 4), quindi uno solo per turno, per gestire un servizio da 130.000 elettrocardiogrammi all’anno, attivo 24 ore su 24, per 365 giorni. Oppure sono false le dichiarazioni inserite nel progetto quando si cita la presenza di 2 cardiologi per turno (allegato 5) o le dichiarazioni di Vitangelo Dattoli alla Gazzetta del Mezzogiorno del 5 settembre (allegato 6), quando spudoratamente dichiara che “dal 1 ottobre, a regime, ci saranno 4 cardiologi per turno con assistenza tecnica h 24”. Ma come li pagherà se nel conto economico del progetto ha messo come spese di personale “solo 540mila euro”? Vorremmo chiedere a Dattoli di farci conoscere i costi del personale che sta lavorando, ma siamo certi che an che la Corte dei Conti vorrà vederci chiaro. Se anche per assurdo tutto costasse 100mila euro l’anno, questo presunto risparmio potrebbe giustificare un servizio che fa acqua da tutte le parti, mettendo a repentaglio la vita dei cittadini?

Per la verità la lista della spesa approvata dalla Lomastro (allegato 7) non la scriverebbe in questo modo neanche un’analfabeta e non servirebbe certo una laurea alla Bocconi per valutare l’incongruenza di quanto riportato. Inoltre, mentre nel progetto si menziona altro personale, questo misteriosamente scompare dal computo economico. Sempre per giustificare il risparmio di spesa.

E che dire della “avveniristica” piattaforma di telemedicina, denominata HELIS, decantata dai media grazie all’abile regia dell’ufficio stampa del Policlinico gestito da Daniele Amoruso. A dire del Policlinico/Amoruso il progetto HELIS (Health Emergency on line support) punta allo sviluppo di un sistema informatico di telecardiologia in grado di gestire l’attività delle emergenze del Servizio 118 regionale. Scopriremo poi che HELIS non è mai stato testato nell’emergenza-urgenza. Vero dottoressa Agrimi? Scopriremo ancora che HELIS elabora una piattaforma innovativa di driven telemedicine (telemedicina guidata) da un software interattivo, disegnato per assistere gli operatori del 118 (che sino alla partenza dell’attività non lo hanno mai provato) e gli specialisti della Control Room nelle attività di telediagnosi e teleconsulto (nel servizio del Policlinico il teleconsulto non esiste, si tratta di semplice refertazione elettrocardiografica, come potrà spiegare meglio il dottor Dattoli ndr.).

“Si assicura così un supporto decisionale e continuo, basato sui percorsi diagnostici – terapeutici assistenziali condivisi e sugli outcomes della letteratura scientifica, in modo da accrescere l’appropriatezza e la rapidità delle scelte in emergenza/urgenza”. Se per mettere solo gli elettrodi e attivare la registrazione ci vogliono almeno venti minuti; se per trasmetterlo ci vuole un tempo indefinito, considerato che “basta fare con l’ambulanza qualche chilometro per trovare la connettività”; se per refertare un elettrocardiogramma, quando arriva, ci possono volere anche più di venti minuti, viene meno la tempestività, come denunciato dagli infermieri dell’Ipasvi. I pugliesi devono sapere che gli elettrocardiogrammi vanno in coda. Propriò così. Bisogna sperare di avere un infarto in un momento di tranquillità. Il che significa che il primo sarà refertato in un minuto e mezzo, ma se ce ne sono 10 il decimo verrà refertato dopo 15-20 minuti. Di che rapidità parliamo? E in tutto quel tempo, operatori 118 e familiari dei pazienti col sospetto di un infarto giocano a briscola?

Verifichiamo ora tutti i punti che ci portano a dichiarare che il progetto presentato e deliberato è falso.  È accertato ormai che l’istruttoria fatta dalle dirigenti Lomastro e Labate non ha documenti a supporto, perché mai presentati, con l’approvazione anche di Pomo e Gentile. Il piano operativo viene poi approvato anche se dal Progetto manca l’allegato relativo al famoso DSS HELIS, che Dattoli giustifica come “refuso” e dichiara il falso dicendo che il DSS HELIS è in “procedura di brevetto” segreto (allegato 8). Sappiamo ormai che non è così, a meno che Dattoli non vada a dire in televisione che il sistema è brevettato.

Come il falso si dichiara nell’allegato 9, quando si parla del DSS che ancora non esiste e del collegamento con Edotto. Ingegner Vito Bavaro, ci dica, è vero che il nuovo sistema di telecardiologia non si collega con Edotto? Bavaro il 22 ottobre, alle 12, è stato nella sua stanza prima con Vitangelo Dattoli e poi con l’ingegner Nicola Serrone. Una riunione di tre ore. Ma per discutere di che? Nell’allegato 10 si dice che l’esperienza del Policlinico è stata applicata anche nella telecardiologia d’emergenza per fornire un contributo inedito enunciato nel progetto Living lab. Anche questo è falso, perché la sperimentazione non è mai stata fatta nel servizio reale. Sono proprio le carte presentate dalla Consis il 30 settembre 2015 a decretarlo.

Nell’allegato 11, invece, si dice che ai medici dell’emergenza coinvolti nella sperimentazione (falso), è in dotazione un dispositivo portatile, il tablet, con l’applicazione del DSS e collegato alla Control Room (falso). I medici dell’emergenza, infatti, fino alla fine di settembre 2015 non hanno mai avuto nulla di tutto ciò in dotazione e la Control room è stata allestita a fine luglio 2015 (si badi bene alla data, fine luglio 2015). La consacrazione del falso è riportata nell’allegato 12. Al punto 1 si cita il famoso allegato che, quando ci si è accorti che non esisteva, Dattoli lo ha giustificato come “refuso”.

Al punto 2 è scritto che il progetto Living Lab riguarda lo “sviluppo” (quindi non esiste ancora) di un sistema software di Decision support system (DSS) e la sua sperimentazione nell’emergenza-urgenza territoriale. Niente di più falso, perché il sistema non è mai stato testato sulle ambulanze. Non è stato possibile farlo come si può leggere dal Sal tecnico finale del progetto (stato di avanzamento lavori), presentato dalla Insoft 2000 (socia di Amoruso) a pag.6 e pag 10 (allegati 13 e 14). I signori della Consis hanno poi avuto la spudoratezza di affermare che il progetto è risultato “parzialmente” rispondente, quando invece le carte dimostrano che “non è assolutamente rispondente”.

Ma se nelle date in cui hanno comunicato di aver fatto la sperimentazione (non in ambulanza e non in emergenza 118), ma in reparto ospedaliero, non esistevano né tablet né elettrocardiografi né Control Room, come diavolo hanno fatto a fare la sperimentazione? È falsa quindi la dichiarazione di Dattoli del 10 dicembre 2014 alla Regione, quando sacisce di aver sperimentato in ambulanza, visto che non esistevano né apparecchi, né tablet né centrale di telecardiologia (allegato 15). Accertato che tutto quello descritto nel progetto e approvato dalla Giunta regionale non esiste e non potrà mai prendere corpo il 1 luglio 2014, vediamo quali sono le altre circostanze che inchiodano tutti alle proprie responsabilità. Iniziamo dalla gara per l’acquisto degli elettrocardiografi, sotto i riflettori anche questa perché è stata aggiudicata alla Aliser senza che avesse i requisiti per partecipare.

Come si può leggere nell’allegato 16, il 19 giugno 2014 Dattoli trasmette al Nucleo di Verifica contratti e appalti gestito dall’Ares, il bando di gara per l’acquisizione di elettrocardiografi e contestualmente chiede un parere. Purtroppo, suo malgrado. deve sottostare a questa regola anche se saprà uscirne egregiamente, evitando ogni controllo. Dattoli è “obbligato” a tale attività per aver superato la soglia di spesa comunitaria prevista per gli affidamenti diretti. Immaginate che tutto ciò avviene a soli dieci giorni dall’avvio dell’attività, come precedentemente stabilito il primo luglio 2014.

LA BOCCIATURA DELL’ARES SECRETATA – Il successivo colpo di scena è clamoroso, ma non scalfisce Dattoli più di tanto. Il direttore generale continua imperterrito per la sua strada. L’Ares, in pratica, boccerà in data 14 luglio tutto il progetto, compresa la gara del Policlinico per l’acquisto degli elettrocardiografi (allegato 17). La relazione viene redatta da Emilio Chiarolla, persona irreprensibile e noto ingegnere clinico facente parte del Nucleo di Verifica. Chiarolla esprime forti criticità su quanto presentato dal Policlinico e ne dà parere negativo. Riportiamo qualche passaggio esaustivo per far comprendere come il Nucleo di Verifica avesse aperto gli occhi a Pomo e al nuovo assessore regionale alla Sanità Donato Pentassuglia sulle “anomalie” della gara e di tutto il progetto. La relazione, però, è stata secretata e Dattoli ha potuto continuare ad agire indisturbato. Il direttore generale del Policlinico non solo non risponderà alle richieste avanzate da Chiarolla, ma lascerà tutto inalterato, anche perché questo DSS HELIS non esisteva e quindi non poteva essere modificato.

Punto 1 del modulo di verifica – “La richiesta presuppone un progetto strutturato di cui la richesta in oggetto risulterebbe parte della fornitura. Il rischio di procedere con tale modalità risiede nella compatibilità dei dispositivi di potersi interfacciare con tutti i sistemi centralizzati che presumibilmente saranno acquistati, anche questi, mediante procedure di evidenza pubblica; altro rischio è che una volta acquisiti gli elettrocardiografi si acquisteranno in privativa i sistemi centralizzati. La corretta procedura di acquisizione dovrebbe richiedere il sistema completo a garanzia delle compatibilità, qualità ed economicità del sistema completo”.

Punto 15 del modulo di verifica (pag. 2) – Fate attenzione a quello che dice l’Ingegner Chiarolla riguardo al DSS (che non è altro che HELIS): “Spiegare cosa si intende per sistema di supporto decisionale clinico DSS. Anche in questo caso mancano le specifiche di tale sistema o software quali: numero di repertorio dei dispositivi medici, elenco dei sistemi compatibili, ecc.”

La relazione di Chaiarolla era ben nota tanto a Vincenzo Pomo quanto al neo assessore Pentassuglia, ma nessuno si è preso la briga di intervenire. La situazione si fa sempre più complicata, ma fortunatamente a sbrogliare la matassa ci pensano le carte. Ecco come la stragrande maggioranza dei protagonisti di questa brutta storia sono stati messi al corrente dei fatti e dei falsi di Dattoli dal direttore generale di Cardio on line il 31 luglio 2014 (allegato 18). La lettera è lunga, ma vi invitiamo a leggerla attentamente. Lancia una serie di gravi accuse che, non fossero state vere, sarebbero state meritevoli di immediata querela. A quella lettera, come le tante altre “offensive” scritte da Claudio Lopriore, direttore di Cardio on line, nei confronti dei principali attori di questa per ora presunta truffa, nessuno ha risposto.

Un altro assurdo colpo di scena avviene Il 24 giugno 2014 (allegato 19). È l’ulteriore conferma che alla data del 28 febbraio 2014 e a quella del 2 aprile 2014 (delibera di Giunta) il DSS HELIS non esisteva. Il coordinatore della telecardiologia del Policlinico, Ottavio Di Cillo (anche lui in quanto ad allegre dichiarazioni se la gioca con tutti) scrive al Gruppo di lavoro un rapporto su quello che sarà il nuovo modello operativo della telecardiologia di emergenza-urgenza della Regione Puglia. Lo dice a fine giugno, quando l’inizio del servizio era programmato per il 1 luglio. Un po’ tardivo a nostro avviso.

Un autogol in piena regola quando ufficialmente Di Cillo comunica al Gruppo di lavoro (complice in questo falso) che sta iniziando solo allora con Consis lo “studio di fattibilità” del DSS HELIS, cuore del progetto di telecardiologia. IL 24 giugno 2014? Tre mesi dopo la delibera regionale deve ancora iniziare uno studio? La dichiarazione di Di Cillo, falsa negli effetti perché la sperimentazione con il 118 non è mai stata effettuata, come dimostrano le carte consegnate alla dottoressa Agrimi, responsabile dei Living Lab della Regione Puglia, conferma la illiceità dei documenti fondamentali allegati alla DGR 585 del febbraio 2014 (Progetto HELIS i cui elementi fondamentali “DSS” e relative “Pre-control Room” e “Control Room” non erano assolutamente pronti, privi delle opportune certificazioni di legge riferite ad un dispositivo medico e privi del parere del Comitato Etico relativamente alla sperimentazione).

Immaginate, poi, che il più stretto collaboratore di Di Cillo è Daniele Amoruso, “col quale collabora attivamente” e a quella data, cioè dopo due mesi dalla delibera regionale, si ragionava ancora con mister tablet (l’ingegner Vito Bavaro) sull’ipotesi di utilizzare il famoso tablet (sembra dal costo di € 1.800 iva esclusa, alla faccia del risparmio). Un tablet che di lì a poco sarebbe uscito fuori produzione e che non è mai stato dato in dotazione alle ambulanze. Una verifica facile facile da eseguire.

Ci sia consentito un piccolo inciso, che poi approfondiremo quando analizzeremo a fondo il Progetto HELIS finanziato dai Living Lab. Di Cillo parla di collaborazione con il dottor Mazzanti, cardiologo consulente di Consis, che si interessa del DSS HELIS. Mazzanti, per bravo che sia, per appena cinque mesi di lavoro, da gennaio a maggio 2015 ha percepito ben 100mila euro. Mica noccioline. Qualcuno sarebbe così gentile da andare a verificare questa spesa stabilita in un contratto che vi consegneremo quando affronteremo l’argomento?

Fossimo nei panni della dottoressa Agrimi ci penseremmo due, anche tre volte, prima di pagare. Detto ciò, sono false anche tutte le richieste di rinvio della partenza del servizio previsto per il 1 luglio 2014, perché a quella data non era pronto nulla. Il vero scopo di Dattoli e compagnia era quello di farsi deliberare dalla Giunta (ignara) l’affidamento del servizio, giusto per toglierlo a Cardio on line. Come da copione (allegato 20), il 14 maggio 2014 Dattoli chiede il primo rinvio dicendo che potrà partire il 1 gennaio 2015. Tutto falso, perché già sa che non sarà pronto niente per quella data. Esattamente come poi è successo. Il 10 dicembre 2014 (allegato 21), Dattoli dà sfoggio della sua fantasia, comunicando quello che non è mai successo e dice che il servizio non potrà partire il 1 gennaio, ma solo il primo aprile 2015.

Nella lettera si conferma a chiaramente che la piattaforma HELIS, quella che dovrebbe supportare l’aspetto informatico unitamente al DSS, ancora non esiste perché non è stato concluso il Living Lab di riferimento, la cui scadenza sperimentale risulta essere il 4 giugno 2015. Che la sperimentazione sia avvenuta non solo nell’emergenza (e di questo ne siamo certi) ma anche in ambulatorio abbiamo i nostri dubbi, che probabilmente gli inquirenti potranno accertare. Il Gruppo di lavoro ha tratto in inganno la Giunta regionale, con la complicità di Dattoli firmatario di ogni comunicazione, facendo approvare un progetto falso dal punto di vista operativo. Normalmente una cosa è la sperimentazione a tavolino, altro è la fase operativa sul campo. In ogni caso, però, anche la sperimentazione nel servizio di emergenza-urgenza non è mai stata fatta. Dichiara l’esistenza di una Pre-control Room© e di una sede della Control-Room che ancora non esistono. In riferimento alla gara per l’acquisto degli elettrocardiografi ed al test di tutto il sistema, come da progetto allegato alla DGR 585/2014, dichiara che il primo dicembre 2014 la Commissione (?) ha dato parere positivo per tali attività, pur essendo stata costituita tale commissione ben quindici giorni dopo con delibera di Dattoli n. 1632 del 16/12/2014. Dichiara che è stato testato nel suo complesso il sistema anche con l’elettrocardiografo da acquistarsi con gara espletata il 30 aprile 2015. Parimenti dichiara test in ambulanza comprensivi del tablet che non erano, all’epoca, mai stati dati in dotazione alle ambulanze.

Altri dettagli della presunta truffa (allegato 22), ci vengono forniti proprio dal Sal finale (stato avanzamento lavori), mod. M14, presentato da Consis il 30 settembre 2015. Questo significa che la famosa piattaforma del DSS HELIS non era ancora stata approvata dalla Regione Puglia. Ora, però, qualcuno ci deve spiegare, ma dovrà farlo soprattutto agli inquirenti, la relazione riportata alle pag. 6, 9 e 10 che vi alleghiamo. Vi diamo delle dritte, ma potrete leggerla come al solito integralmente.

Si parla dell’avanzamento temporale dell’attività relativa alla sperimentazione del DSS HELIS. Pag. 6 – Piano di Progetto. Riporta lo spostamento della sperimentazione dalle ambulanze all’ambulatorio. Inizio attività avviata: 4/6/2014 – Fine attività conclusa: 31/12/2014. Quindi nulla è stato sperimentato nell’emergenza-urgenza. Pag. 9 – test e sperimentazione di nuove tecnologie in applicazioni reali…. “L’attività è consistita in test e sperimentazione di nuove tecnologie in applicazioni reali” (quindi sul 118 come da progetto).

DESCRIZIONE ATTIVITA’ SVOLTE: Fornitura di HW (cioè gli apparecchi, elettrocardiografi e tablet) ed attrezzaggio squadre (nel progetto le squadre sono le cinque ambulanze che dovevano fare la sperimentazione). Se si parla di squadre comunque dovrebbero esserci a disposizione almeno 5 elettrocardiografi e 5 tablet, ma siamo sicuri che questi apparecchi ci fossero? Ora, però, veniamo al fatto più eclatante. Come avranno fatto a fare la sperimentazione con l’elettrocardiografo che ha vinto la gara (Cardioline HD) se le buste erano ancora chiuse? O era stabilito che avrebbe vinto Aliser, come abbiamo già documentato? Ma se Dattoli nella lettera (allegato 21) dichiara che il tablet usato è stato il modello Toughbook Panasonico CF-H2 (ne aveva solo uno in prova, andato fuori produzione e non era in dotazione alle ambulanze), mentre il nuovo Tablet “TOUGHPAD FZ-G1 ancora non esisteva, ma doveva essere ordinato (arriverà a maggio 2015), come hanno fatto a dichiarare di aver utilizzato un tablet? E poiché nel progetto non risulta acquistata neanche un’apparecchiatura (né elettrocardiografo né tablet), si può sapere come hanno fatto la sperimentazione nel servizio reale? Quando analizzeremo il progetto HELIS vi daremo la conferma di quello che scriviamo, facendovi ascoltare le registrazioni sull’argomento.

Pag. 10 avvio sperimentazione. È inaccettabile e lo scrivono. La sperimentazione non è mai stata fatta nel servizio reale (come da progetto) del 118. Appena 5 giorni dopo, il 15 dicembre 2014 (allegato 23) Dattoli sposta nuovamente l’avvio del servizio al primo giugno 2015, pur sapendo che il servizio non sarebbe mai potuto partire. Continua la saga delle falsità.

L’AMMISSIONE DI DATTOLI – Il 5 maggio 2015 (allegato 24) Dattoli chiede all’ufficio della Lomastro di prorogare ulteriormente per altri quattro mesi il servizio in essere, comunicando che è impossibile attivare il servizio per il 31 maggio 2015 considerato il numero elevato di attività iniziate, di attività iniziate e da completare, di attività non ancora iniziate. Dattoli ammette per la prima volta che il sistema da loro inventato, progettualizzato e adottato con DGR 585/2015 è talmente complesso nel reale (chissà perché), tanto da necessitare di severi test su alcune postazioni. Cosa che però non verrà mai fatta in quanto, come si legge dai giornali e dalle comunicazioni dello stesso Dattoli, la centrale ha cominciato a funzionare solo per 2 ore al giorno nei mesi di agosto e settembre per il progetto emergenza anziani promosso dal Comune di Bari. Sembra falsa anche questa affermazione, visto che sono stati “pizzicati” dal Movimento 5 stelle perché la centrale era inesistente.

LA SPERIMENTAZIONE? 44 ELETTROCARDIOGRAMMI – E sapete quanti elettrocardiogrammi sono stati fatti in due mesi dal Policlinico di Bari? Le fonti ufficiali diramate dal Comune dicono 44. Ecco, gentili lettori e appassionati della vergognosa telenovela, questa sarebbe l’esperienza del Policlinico di Bari per portare avanti un sistema salvavita come lo era stato fino al 30 settembre. Purtroppo per i cittadini pugliesi, messo alle strette e sputtanato dal Movimento 5 stelle, Dattoli forzerà la mano e farà partire tutto il primo ottobre.

A quanto sembra, nessuno dei signori interessati alle vicende che abbiamo citato da oltre un mese a questa parte è stato oggetto di alcun intervento. Dattoli e Amoruso continuano indisturbati la propria attività. La dottoressa Lomastro è coperta dal marito Giovanni Gorgoni. Izzo si incontra tranquillamente con Amoruso per tre ore nel suo ufficio. Vito Bavaro ha fatto probabilmente pace con Dattoli e insieme all’ingegner Nicola Serrone stanno forse cercando di giustificare quella relazione suicida del 2 ottobre. Il verbale stabilisce che su Taranto il servizio non può funzionare (come su tutto il territorio pugliese). Giusto per tentare di far male ai cittadini, pur sapendo dell’inadeguatezza della nuova telecardiologia, dalle postazioni del 118 e dai Punti di primo intervento, sono stati ritirati i cardiovox, le “vecchie” apparecchiature perfettamente in grado di assicurare la continuità del servizio.

Il sistema criticato da tutti è un bluff. Che altro aspettate a bloccare questa schifezza? Col passare del tempo si mette sempre più a rischio la tenuta dei pronto soccorso e più in genere degli ospedali. Al presidente della Regione, alla Magistratura, alle forze dell’ordine forse sfuggono i possibili danni alla salute pubblica ed economici prodotti da questa farsa, nemmeno tanto presunta stando ai documenti. Le chiacchiere, invece, le lasciamo a chi, col ghigno del potente stampato in faccia, prova a difendere l’indifendibile in televisione e su alcuni giornali.

L’allarme lanciato dai medici, dagli infermieri, dagli operatori del 118 di tutta la Puglia, dai consiglieri regionali Antonella Laricchia, Ignazio Zullo e adesso anche Gianni Stea, resta inascoltato. Aumentano gli accessi al pronto soccorso, le reperibilità cominciano a costare caro alle casse della Regione, si fanno coronarografie su pazienti sani, si sparano falsi infarti, che costringono intere equipe ad andare negli ospedali di notte senza che ce ne sia bisogno (a pagamento ovviamente). I pazienti vengono portati in ospedale senza elettrocardiogramma. Un caos. Sembra quasi che il potere si sia compattato per la difesa delle persone coinvote nella vicenda. Non vogliamo neppure pensarci, ma così come i pugliesi e gli operatori sanitari, anche noi siamo disorientati. Sembra essere smarrito il buon senso e quello della giustizia.

Alcuni silenzi, infine, stanno facendo un gran baccano, come quello di Filippo Anelli, presidente della federazione degli ordini dei medici pugliesi, presidente dell’ordine dei medici di Bari, nonché segretario regionale della FIMMG, il più grande sindacato Italiano che rappresenta anche i medici che operano sulle ambulanze. Chiediamo ufficialmente al dottor Anelli, ma anche al segretario nazionale della FIMMG emergenza, Francesco Marino, se ora che i loro medici dell’emergenza sono stati coinvolti, sono ancora dello stesso parere di quando, il 7 maggio scorso, prima che partisse il servizio, si pronunciavano in questi termini: “Si apprende da diversi organi di stampa locali e nazionali, pubblicati a fine aprile, dell’imminente start up della nuova telecardiologia targata Policlinico di Bari. Tale progetto innovativo, del quale i Medici dell’Emergenza Territoriale della Puglia paradossalmente non ne conoscono ancora direttamente né i contenuti nè le potenzialità pur essendo i principali attori, prevederebbe il passaggio dall’attuale trasmissione dei dati di tipo fonico ad una di tipo digitale. Si giudica tale arricchimento informatico in maniera assolutamente positiva.”

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Croce Rossa Roma, niente 118: il corso TSSA cambia forma

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Questa volta, lo ammettiamo, ci siamo tr­ovati in difficoltà. Premetto­ che ai documenti che esibiamo, alle sto­rie di Croce Rossa che piano piano stiam­o portando alla luce Francesco Rocca e F­lavio Ronzi non rispondono mai direttame­nte. Lanciano sempre messaggi trasvers­ali, affibbiano soprannomi, fanno cenni ­col capo e raccontano la loro versione d­ei fatti non a chi gli sta chiedendo con­ferma da mesi di strane storie che giran­o intorno all’Associazione di volontaria­to più grande d’Italia, ma direttamente a­lla loro principale forza lavoro, ai vol­ontari, sui loro siti, sulle bacheche de­i social network. Stavolta, dicevo, ci e­ra sembrato che la risposta che qualche ­volontario via posta elettronica ci ha i­mmediatamente girato, fosse risolutiva d­el dubbio che qualche altro volontario c­i aveva fatto venire. Mi si perdoni la c­ontinua digressione ma, come qualcuno ci­ ha più volte chiesto, le storie che rac­contiamo non ce le inventiamo ma ci veng­ono a nostra volta esposte da decine di ­volontari di tutt’Italia, che ci parlano­ e ci documentano quello che dicono. Noi­ stiamo facendo un lavoro che dovrebbe s­pettare all’Associazione stessa, se non ­fosse così imbrigliata.

Dopo esserci doc­umentati con il massimo rigore possibile­, scriviamo. Ed ecco che il messaggio di­ ieri mattina, nel quale Ronzi annuncia la­ partenza di altri corsi TSSA nella prov­incia di Roma, ci ha lasciati spiazzati ­perché credevamo, con la massima buona f­ede possibile, di aver realizzato un buc­o nell’acqua. Invece non è così e propri­o un paio di volontari ci hanno scritto ­or ora, dimostrandoci che non di buco si ­tratta ma di pezza messa a caldo su un f­orellino che si sta tramutando in un cam­ino vulcanico.

Qual è stata la soluzione­ trovata in un batter d’occhio da Ronzi ­e dai suoi consulenti di comunicazione? In fretta e furia hanno cambiato la denominazione dei ­corsi di soccorso il titolo dei quali, d­al vecchio acronimo TSSA che secondo l’o­rdinanza presidenziale n. 14 del 2014 si­gnificava “trasporto sanitario e soccors­o con ambulanza”, ora sono stati ribat­tezzati “trasporto sanitario e soccorso ­avanzato”.

Miracolo! L’acronimo è sempre­ TSSA, nulla si crea, nulla si distrugge­, come diceva un tizio di cui non ricord­o il nome. Una standing ovation per le t­este d’uovo l’abbiamo fatta con tutta­ la redazione in segno di giubilo e pron­ti ad imparare, finalmente, come si fa i­l mestiere. I volontari che ci hanno cor­tesemente offerto questa brillante deluc­idazione ci hanno spiegato anche che il trasporto sanitario è uno dei core busin­ess dei Comitati Locali, che con questo servizio, fondamentale per le comunità e­d i territori nei quali sono incardinati­, sopperiscono alle difficoltà di traspo­rto dei pazienti da e verso i ricoveri o­spedalieri o le visite mediche o attivit­à diagnostiche di pazienti non deambulan­ti o a rischio che non possono essere tr­asportati altrimenti.

Sono servizi per i­ quali i Comitati si fanno pagare, cifre­ indubbiamente modeste ed a buon mercato­, e attraverso il cui introito riescono ­a finanziare tutte le altre attività ed ­a pagarsi le spese delle sedi. Una risor­sa importante, quindi, per la vita stess­a dei Comitati ed una soluzione ad un pr­oblema serio, per le comunità, del trasp­orto delle persone. Il Trasporto sanitar­io è il primo modulo del corso TSSA e la­ maggior parte dei volontari si ferma li­. Adesso, qualsiasi cosa possa dire il P­residente Ronzi, la realtà prevede che i­l modulo successivo tratterà il soccorso­ avanzato, anche con l’uso di ambulanza,­ ma non più i servizi di ambulanza richi­esti dalla convenzione con l’Ares Lazio ­per lo svolgimento del servizio di 118. ­

L’uomo della strada potrebbe pensare che­ il Presidente Ronzi, giocando con le par­ole, si diverta a coprire la realtà dei f­atti per non perdere credibilità nei con­fronti dei tanti volontari. Noi non pens­iamo questo né lo diciamo. Siamo però co­nvinti che un atteggiamento più costrutt­ivo, meno risentito e più trasparente av­rebbe aiutato dipendenti e volontari a c­avalcare con migliore serenità questo p­eriodo di transizione, che lui ed i suoi ­amici si ostinano a chiamare “privatizza­zione” mentre è semplicemente lo spoglio­ del patrimonio di una Associazione che ­ha contribuito a fare la Storia d’Italia­.

Nel frattempo le solite nostre fonti q­ualificate ci raccontano della probabile­ vendita delle ambulanze di via Ramazzin­i alla nuova società che gestirà il 118 ­dalla prossima settimana. Non siamo anco­ra riusciti a documentare questo scambio­, ma ve ne daremo conto appena possibile,­ o meglio quando qualcuno si degnerà di ­risponderci.

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